“Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali e fui sollevato perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti e io non dissi niente perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me e non c’era rimasto nessuno a protestare”. (Bertolt Brecht)

domenica 31 maggio 2009

Il ministro "PANZONE"

Il Ministro dorme durante l’assemblea di Confindustria che si è svolta all’Auditorium di Roma.

Questo è lo stesso che attacca poliziotti e statali sul lavoro e l'impegno... "Troppi panzoni dietro le scrivanie"! Ma.... il panzone sembra proprio lui!!!!

E... se si scava nel suo passato... altro che "panzone"..... l'emblema del profittatore che ha usato a suo consumo la politica,una sorta di "immeritocrazia" politica all'italiana...





...Il bue dice cornuto all' asino...
Certe affermazioni non dovrebbero essere fatte da un ministro della Repubblica superpagato,un dipendente pubblico che non ha certo brillato per meritocrazia e per presenze "nei luoghi di lavoro"!
Meditate gente, meditate!
Rimandiamolo indietro!
L’immeritocrazia al potere
Leggete in pdf
DIPENDENTI PUBBLICI: CATENE AL PIEDE
DEL MINISTRO BRUNETTA

venerdì 29 maggio 2009

Santus: «Sono finiana ma non posso votare Pdl» Le anomalie della politica italiana odierna....



Notizia importata da l'Unità

È stata presidente del "Comitato per Fini premier", capolista di An alle ultime comunali di Torino, scrive sul "Secolo d'Italia" ed è tra i promotori di "Farefuturo", la fondazione del presidente della Camera. Insomma è, come lei stessa precisa, una «finiana di ferro». Eppure Daniela Santus, docente di Geografia Culturale all'Università di Torino, alle europee voterà Ivan Scalfarotto, candidato del Pd nella sua circoscizione (Nord Ovest). Lo ha anche scritto in una lettera che ha spedito ad alcuni amici, rassicurandoli sul fatto che da parte sua non c'è «nessuno spostamento a sinistra»: «Io sono sempre la stessa, le mie idee sono quelle di sempre, sulla stessa linea del presidente Gianfranco Fini. Ma è proprio per questo motivo che non posso votare Pdl. Un partito che è l'incarnazione del premier Silvio Berlusconi». In particolare, la docente di Geografia culturale punta il dito contro la riforma Gelmini, la mancanza di rispetto della Costituzione, la vicenda Englaro, la poca difesa della laicità dello Stato.Raggiunta al telefono, Daniela Santus conferma che quella lettera non è uno scherzo. «Se Fini fosse stato candidato avrei votato lui, chiaro. No, a mio parere non c'è nessuno nella lista del Pdl che rappresenti le sue idee. Sì, ho scelto Scalfarotto, un voto alla persona, non al partito. Perché? Ho fatto un po' di ricerche sul periodo precedente alla sua candidatura (perché sappiamo quanto valgano le promesse fatte in campagna elettorale) e ho visto che si è speso per la laicità dello Stato, per il diritto di tutti a non essere discriminati in base al proprio genere o al proprio orientamento sessuale, per il rinnovamento della classe politica». E poi c'è il fatto che Scalfarotto, «come me, fa parte dell'associazione Luca Coscioni, e non ha avuto paura a prendere le distanze dalla dalemiana equivicinanza e dichiarare che sta con Israele».È proprio dai tempi del viaggio di Fini in Israele che la Santus si è avvicinata all'attuale presidente della Camera. Gli scrisse anche che aveva «un sogno», cioè «un Kadima italiano costruito dalle migliori menti italiane, di destra e di sinistra». Racconta: «Lui mi rispose di suo pugno che avrebbe partecipato volentieri ad un simile progetto. Da allora tra noi c'è, spero sia anche lui d'accordo, una bella amicizia intellettuale». Dice che al congresso fondativo del Pdl l'ha visto «molto solo» e che lei continua a sperare nella nascita del Kadima italiano «magari sotto la guida di Gianfranco Fini».Superfluo domandarle che cosa ne pensi di Berlusconi. Un po' perché risponde «volevo Fini premier, non basta?». Un po' perché ribadisce che non voterà Pdl proprio perché è «l'incarnazione» del capo del governo(...)


Perché ho pubblicato questa notizia?

Semplicissimo! L'anomalia italiana, non è essere di destra, non è che la destra vince ,in democrazia è possibile ed auspicabile l'alternanza.

L'anomalia italiana è questo PDL che non è destra, non è centro, è solo un'accozzaglia che fa quadrato,per propri interessi, intorno ad una sola persona, ad un gruppo sparuto che sta mettendo il nostro Paese alla berlina di tutto il mondo, che sta screditando la cultura italiana dell'accoglienza e della tolleranza.i

L'anomalia è l'attacco quotidiano, fanatico,minuzioso e puntuale contro lo "Stato di diritto", contro l'indipendenza della magistratura,contro la Costituzione nata dalla Resistenza, è l'insofferenza per le istituzioni democratiche, per il Parlamento considerato inutile, per il Presidente della Repubblica che è il garante della nostra legge suprema, per l'opposizione vissuta come impiccio, per tutti coloro che non sono allineati al "pensiero unico",considerati eversivi, "comunisti", che non dovrebbero avere il diritto di critica.

L'anomalia è la presa di possesso del sistema mediatico, la ragnatela costruita ad hoc con le tv private, piene, zeppe di programmi, approfondimenti e persino intrattenimento volti alla consacrazione del premier e alla demonizzazione degli avversari, nascondendo i problemi reali che ci sono nel Paese, la crisi economica e finanziaria, la disoccupazione in aumento, i redditi bassi del ceto medio, la crisi della media e piccola impresa....

L'anomalia è la presa del sistema comunicativo pubblico con i vertici nominati direttamente dal governo, dopo riunioni nella casa privata del premier . Ai vertici dell'informazione pubblica giornalisti compiacenti, che hanno mostrato palesemente di essere faziosi.
Non si richiedeva certo il contrario, ma persone libere da vincoli ideologici, persone "oneste" nel costruire un'informazione libera dal regime berlusconiano ed anche libere dall'influenza di sinistra, capaci di costruire un'informazione pluralista , democratica e, quanto più vicino possibile, alla realtà.
L' anomalia consiste,oggi in questo nostro tempo, la costruzione di una cultura di società legata all'immagine, basata su credenziali di successo, per le donne su criteri e condizionamenti fisici, da spendere nel mondo dello spettacolo o in quello della politica.
Ma cosa c'entra lo spettacolo con la politica, con le istituzioni, con la guida di ministeri ? Da dove escono i nomi di candidature di gente che fino a pochi mesi fa presentava programmi o faceva calendari?
Ecco perché oggi l'Italia ha toccato il fondo e siamo diventati lo zimbello della stampa oltralpe, mai come adesso dal dopoguerra.
Non è una questione di schieramenti o di condivisione... il problema fondamentale è il rovesciamento di un sistema culturale, politico e sociale che sta affondando le radici nella superficialità, nell'ignoranza e che sta trasformando il nostro Paese, non in una dittatura,almeno per il momento, ma in un Paese di "smemorati" pronti a subire inermi qualsiasi nefandezza, qualsiasi bugia e stravolgimento della realtà.
Per questo, sia da posizioni diverse, apprezzo la franchezza e la razionalità, nonché il coraggio della Professoressa Santus.
Magari la competizione fosse con un vero schieramento di centro destra!

lunedì 25 maggio 2009

Berlusconi " Mai detto Camere Inutili" ..ma la Rete non dimentica. ...

Una delle solite smentite a cui non crede più nessuno.
Solo i "polli" che si ostinano a tenere le fette di prosciutto sugli occhi!



Le assemblee pletoriche(riferendosi alle camere del parlamento)sono assolutamente inutili e controproducenti (sinonimi di controproducente= dannoso, nocivo...)
L'hai detto, purtroppo.
Ora neghi...ma stai bene?

venerdì 22 maggio 2009

NAPOLEONE:tra capponi e tacchini, il Parlamento è pletorico, inutile, dannoso! Ma bravo ..Napoleone, l'ennesima offesa alla Costituzione!


"Pensate che ci sono 630 deputati quando ne basterebbero 100 e qualche cosa". Nuovo affondo sul Parlamento di Silvio Berlusconi, che dall'assemblea di Confindustria ha denunciato le difficolta' che incontra il governo a fare le riforme: "Adesso diranno che io offendo il Parlamento ma questa e' la pura verita': le assemblee pletoriche sono assolutamente inutili e controproducenti", ha spiegato il presidente del Consiglio. L'intervento di Berlusconi ha scatenato una accesa bagarre politica, con le critiche del Pd e la risposta a tono del Pdl.


In difesa del Parlamento si e' schierato il presidente della Camera Gianfranco Fini, per il quale l'assemblea non e' "inutile o controproducente" e comunque sarebbe "inaccettabile" privare delle sue funzioni le Camere. Piu' articolata la posizione del presidente del Senato Renato Schifani, per il quale quella di Berlusconi era "solo una battuta" e non un "giudizio di valore". Schifani, comunque ha sollecitato una posizione comune per "superare il bicameralismo perfetto e ridurre i parlamentari".
A innescare la discussione e' stato comunque l'intervento del premier alla Confindustria. "In Italia e' molto piu' facile fare una rivoluzione che le riforme", ha premesso. "Dobbiamo fare i conti con una legislazione che deve essere migliorata e ammodernata. Praticamente il presidente del Consiglio non ha nessun potere. Ma si capisce, perche' la Costituzione e' stata scritta dopo il ventennio fascista e quindi non e' stato dato nessun potere al governo -e' stato il ragionamento del premier-. Tutti i poteri sono stati dati al Parlamento che e' pletorico".
PREMIER, DDL POPOLARE PER NON CHIEDERE A CAPPONI DI ANTICIPARE IL NATALE - A questo punto il premier si e' rivolto alla platea degli imprenditori che lo applaudiva: "Pensate che ci sono 630 deputati quando ne basterebbero 100 e qualche cosa. Insomma, come il Congresso americano, peraltro. Ora e' chiaro pero' che per arrivare a questo dovremmo arrivare a un Ddl di iniziativa popolare perche' non si puo' chiedere ai capponi, o ai cattivi, di anticipare il Natale. Credo che questo sia e debba essere chiaro a tutti".

Il premier ha ribadito: "Sentendomi io dentro un rivoluzionario, ho sempre ritenuto che le rivoluzioni siano molto piu' facili delle riforme. Le difficolta' che incontriamo nel nostro Paese ad operare ogni giorno al governo sono, infatti infinite. C'e' una burocrazia che si oppone a tutto".

Il Cavaliere ha citato l'esempio dei cantieri: "Abbiamo difficolta' enormi ad aprire i cantieri". Da qui una nuova rassicurazione alla platea degli imprenditori che lo ascoltava: "Faremo fino in fondo la riforma della pubblica amministrazione, stiamo lavorando con entusiasmo a questo". Il premier ha garantito: "Immagino che ci siano delle buone prospettive che ci sia un governo concreto, che rispondera', come ha cercato di fare fino adesso a tutte le giuste richieste di chi ha sulle sue spalle il dovere di far progredire il suo Paese, mi riferisco cioe' alla classe imprenditoriale".

Poi, tra le altre cose, il presidente del Consiglio e' tornato sul lavoro dei deputati: "Servono i giovani per garantire il 98% delle presenze. Ci sono dei deputati che non si vedono mai perche' hanno cose piu' importanti da fare che stare li' a votare. Ma come si vota? Si guarda il capogruppo che se alza il pollice vuol dire si', se stende la mano vuol dire astensione, se fa il pollice verso vuol dire no".

FINI, NE' INUTILE E NE' CONTROPRODUCENTE - Fini ha difeso con decisione le prerogative parlamentari. "L'assemblea di Montecitorio puo' essere giudicata, con i suoi 630 membri, pletorica ma certo non puo' essere definita ne' inutile ne' controproducente. Ridurre il numero dei parlamentari e' comunque ipotesi largamente condivisa; ridefinire ruolo e funzione del Parlamento e' possibile, anche alla luce dei diversi ordinamenti costituzionali democratici dei Paesi occidentali".

Per Fini, "sarebbe invece inaccettabile la privazione del Parlamento, in quanto espressione della sovranita' popolare, delle sue essenziali funzioni di indirizzo generale, di controllo dell'operato del governo, di esercizio del potere legislativo".

In precedenza, parlando del federalismo, il presidente della Camera ha aveva sottolineato che il Parlamento e' tutt'altro che marginalizzato, anzi quando ''riesce ad operare attraverso procedure 'aperte', e' e viene percepito dalla societa' come un interlocutore ineludibile, qualificato e impegnato''.

Fini ha ricordato, a proposito sempre del federalismo, che "l'iter del provvedimento alla Camera e al Senato ha permesso di apportare al testo governativo originario suggerimenti e proposte migliorative, di ogni parte politica e dello stesso governo. Ed e' accaduto senza interrompere il dialogo con le autonomie''.

Secondo il presidente del Senato Renato Schifani, "la battuta sui parlamentari che difficilmente voterebbero la riduzione del loro numero, secondo me, rimane esclusivamente tale e non esprime alcun giudizio di valore. Tra l'altro l'ho gia' sentita fare in passato da altri autorevoli esponenti politici".

SCHIFANI, UNA BATTUTA - FRANCESCHINI, PREMIER COME NAPOLEONE - Schifani ha proseguito: "Rimane comunque centrale la questione che un Parlamento composto da quasi mille persone, con un sistema basato su due Camere con identici poteri, comporta inevitabilmente problemi di funzionalita' e non e' piu' adeguato ad un momento storico che richiede decisioni tempestive e consapevoli. Ecco perche' la riduzione del numero dei parlamentari e il superamento del bicameralismo perfetto appaiono sempre piu' un rimedio necessario e non piu' rinviabile. In questo senso ritengo che si debba lavorare tutti insieme nell'interesse del Paese".

Dure parole di critica sono arrivate dal leader del Pd Dario Franceschini: "Ormai Berlusconi si crede Napoleone. Il problema pero' e' che non e' una persona di passaggio, ma il presidente del Consiglio. Quindi e' prudente non riderci sopra. Tra 15 giorni le italiane e gli italiani che andranno a votare faranno bene a pensarci anche mille volte prima di dare ancora piu' potere a una persona che si crede al di sopra della legge e della morale".

Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti si e' soffermato invece sulle parole di Fini: "Il presidente Fini conferma quello che ha dichiarato stamattina il presidente Berlusconi. E' auspicabile una riduzione del numero dei parlamentari, mentre le funzioni di indirizzo generale, di controllo dell'operato del Governo e di esercizio del potere legislativo sono imprescindibili".

Per il capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto, "nessuno lede la dignita' e il ruolo del Parlamento. Esso, da tempo, pero', presenta problemi riguardanti l'efficienza e la velocita' delle decisioni richieste dalla tumultuosa societa' in cui viviamo. Non a caso, da varie parti, e' stata posta l'esigenza di una riforma che riguarda i maggiori poteri del premier, il superamento del bicameralismo, la riduzione del numero dei parlamentari. Porre questi obiettivi di riforma non vuol dire attaccare il Parlamento, per cui vediamo che, fatti i conti con le questioni specifiche, al di la' delle battute, le polemiche di oggi non considerano le esigenze di cambiamento che sono obiettive e non espressione di un inesistente disegno autoritario". Secondo il presidente del Pd al Senato Anna Finocchiaro, che ne ha parlato in aula, "le affermazioni del presidente del Consiglio sono assolutamente rivelatrici di un fastidio per il Parlamento. E comunque una proposta di legge anche se di iniziativa popolare va approvata in Parlamento. Non volendo essere annoverata nel numero dei capponi e dei tacchini, se gli altri colleghi si vogliono accomodare facciano pure, vorrei chiedere un parere alla presidenza del Senato su questo".

Una linea, quella critica, sposata anche dal capogruppo alla Camera del Pd Antonello Soro: ''Berlusconi ha oltrepassato ogni limite consentito alla decenza istituzionale di un uomo di Stato. Il suo disprezzo per la democrazia, per la libera informazione, il fastidio verso il Parlamento e quello nei confronti della magistratura devono preoccupare tutti i cittadini. Speravamo di non sentire piu' da parte di Berlusconi parole cosi' gravi e proprio per questo gravide di conseguenze. Ci siamo sbagliati. Era chiamato a dare risposte concrete alle sollecitazioni giuste e doverose del presidente di Confindustria sulla crisi del Paese. Non le ha date semplicemente perche' non le ha".

CICCHITTO, NESSUNO LEDE DIGNITA' RUOLO CAMERA E SENATO - Soro ha aggiunto: "Si e' invece lasciato andare solo all'insulto, all'invettiva, al dileggio colpendo in modo gratuito il cuore della vita democratica del Paese. Nonostante il ricorrente invito ad abbandonare parole critiche nei confronti del presidente del Consiglio, ad accogliere nel registro delle cose ineluttabili le sue esternazioni, in qualche modo a rinunciare al nostro ruolo di opposizione democratica, noi non andremo sull'Aventino e non ci rassegneremo al regime".

Toni duri anche da parte di Antonio Di Pietro: "In questi ultimi giorni da Berlusconi e' arrivata l'ennesima prova provata dell'esistenza del suo progetto piduista e antidemocratico. Prima ha iniziato con le nomine Rai, impossessandosi definitivamente e totalmente dell'informazione pubblica, mettendoci come dirigenti i suoi accoliti, poi ha proseguito denigrando e oltraggiando la magistratura e, oggi, ha completato il quadro proponendo, addirittura, l'abolizione del Parlamento. Rispetto a questa deriva antidemocratica, invitiamo la migliore societa' civile a reagire e a farlo prima che sia troppo tardi. Riteniamo, infatti, che il passo dall'indifferenza alla connivenza sia breve e che, da un momento all'altro, continuando cosi' si arrivera' sicuramente ad una dittatura di non ritorno''.

Per il vice capogruppo del Pdl al Senato Gaetano Quagliarello, invece, "nessuno ha mai messo in dubbio il valore e la positivita' del parlamentarismo, ma parlamentarismo non puo' significare mera conservazione. Chi ha davvero a cuore la salute delle istituzioni democratiche sa che esse devono essere riformate, che dev'essere incrementata la loro efficienza, che devono diventare piu' snelle e al passo con i tempi sempre piu' rapidi dei processi decisionali. Vi e' del resto un'ampia convergenza sul fatto che il Parlamento cosi' com'e' sia pletorico, e che per questo il numero dei suoi membri debba essere ridimensionato''.

SORO, DAL PREMIER SOLO INSULTO E DILEGGIO - Quagliariello ha proseguito: "E dovrebbe esserci anche la consapevolezza che se tale ridimensionamento non avvenisse, il Parlamento rischierebbe di diventare, se non inutile, quantomeno dannoso per la buona salute della vita democratica. Piuttosto che congetturare su espressioni tipiche del linguaggio verbale l'opposizione farebbe bene a dire se dissente sulla sostanza delle parole del presidente Berlusconi, e se dunque intende rimangiarsi quel che fin qui ha fatto credere al Paese".

Per Paolo Ferrero, segretario del Prc, "le parole pronunciate da Berlusconi contro il Parlamento pletorico e controproducente ricordano quelle di Benito Mussolini sull'aula sorda e grigia, parole allora pronunciate dopo l'incriminazione sul caso Matteotti, esattamente come quelle di Berlusconi arrivano dopo la sentenza dei giudici milanesi sul caso Mills. Certo Berlusconi propone una strada piu' articolata di quella di Mussolini, per esautorare e svuotare i poteri del Parlamento ma l'obiettivo e' lo stesso: arrivare a uno scenario istituzionale in cui il Parlamento non conta piu' nulla e tutti i poteri decisionali e legislativi stanno in capo al presidente del Consiglio, esattamente come Mussolini, alla faccia del rispetto della Resistenza e della Costituzione".

Secondo il presidente dell'Udc e vice presidente della Camera Rocco Buttiglione, "la sovranita' e' del popolo che la esprime attraverso il Parlamento, dalla cui fiducia deriva il governo. Funziona cosi' nei sistemi democratici in generale e nel nostro in particolare. Anche il Congresso degli Stati Uniti ha piu' poteri del presidente. Un sistema in cui il capo del governo ha piu' potere del Parlamento non e' un sistema democratico. Al Parlamento spetta il potere legislativo, al governo quello esecutivo. Per fortuna in Italia il Parlamento ha piu' poteri del premier. Non sappiamo poi se in Parlamento ci siano dei capponi, cui fa riferimento il premier. Certo non lo sono i parlamentari dell'Udc".

mercoledì 20 maggio 2009

ESTRATTO...da una relazione dell’Ispettorato per l’Immigrazione del Congresso americano sugli immigrati italiani negli Stati Uniti, Ottobre 1912.


“Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura. Non amano l’acqua, molti di loro puzzano perché tengono lo stesso vestito per molte settimane. Si costruiscono baracche di legno ed alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri. Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina. Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci. Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti. Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l’elemosina ma sovente davanti alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti. Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro. Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti. Le nostre donne li evitano non solo perché poco attraenti e selvatici ma perché si è diffusa la voce di alcuni stupri consumati dopo agguati in strade periferiche quando le donne tornano dal lavoro. I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel nostro paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali.”

Avete capito male, non è una fuga di notizie dalla sede della Lega, ma è tratto da una relazione dell’Ispettorato per l’Immigrazione del Congresso americano sugli immigrati italiani negli Stati Uniti, Ottobre 1912.


La relazione continua così: “Propongo che si privilegino i veneti e i lombardi, tardi di comprendonio e ignoranti ma disposti più di altri a lavorare. Si adattano ad abitazioni che gli americani rifiutano pur che le famiglie rimangano unite e non contestano il salario. Gli altri, quelli ai quali è riferita gran parte di questa prima relazione, provengono dal sud dell’Italia. Vi invito a controllare i documenti di provenienza e a rimpatriare i più. La nostra sicurezza deve essere la prima preoccupazione”.

domenica 17 maggio 2009

Il ministro La Russa attacca duramente l'Unhcr scaricando insulti inaccettabili contro Laura Boldrini,rappresentante dell'alto Commissariato dell'Onu.


Mentre il ministro degli Esteri Franco Frattini chiede «un vertice di capi di Stato e di governo sull'immigrazione» dopo la condanna ieri dell'Onu all'Italia per la politica dei respingimenti dei clandestini che «viola la Convenzione di Ginevra del 1951», il ministro della Difesa e coordinatore Pdl, Ignazio La Russa, ha attaccato duramente l'Unhcr.

La Russa: Boldrini disumana o criminale.


La Russa ha rivolto questa mattina un duro attacco al rappresentante in Italia dell'alto Commissariato dell'Onu per i rifugiati, Laura Boldrini, durante una manifestazione elettorale a Milano.


La Russa:«L'Unhcr non conta un fico secco».



La Russa ha definito l'alto commissariato dell'Onu per i rifugiati «uno degli organismi che non contano un fico secco, finché la stampa non decide che conta». Il ministro della Difesa ha chiesto alla Boldrini di dare una risposta su come secondo lei sia «più umano» trattare i clandestini. La Russa ha detto che la Boldrini «è nota per essere un esponente di Rifondazione Comunista e porta il cognome di un noto capo partigiano, rispettabilissimo, per carità». L'intervento di La Russa a una manifestazione elettorale del Pdl a Milano è stato interrotto per alcuni secondi da un uomo che ha urlato più volte: «vergogna!», prima di essere allontanato dalla sicurezza.


Tutto il "clan"pidiellino e leghista alla difesa di La russa,a spada tratta


Gasparri: La Russa ha ragione. «La Russa ha ragione - dice il presidente dei senatori Pdl, Maurizio Gasparri - L'Italia rispetta il diritto internazionale e riaccompagnerà i clandestini a casa loro. L'Onu faccia la sua parte per chi non ha diritti invece di dare microfoni al presidente dell'Iran che annuncia la distruzione di Israele nei convegni delle Nazioni Unite».

Frattini: l'Europa parli con una sola voce. Il ministro Frattini a Triste per una riunione straordinaria dei componenti del gruppo del Ppe del Comitato delle regioni dice che nella riunione del Consiglio europeo in giugno metterà all'ordine del giorno la richiesta. Ricordando la gravità del problema («Non possiamo accorgercene solo ora che arriva l'estate»), Frattini ha detto che «l'Europa deve parlare con una sola voce». Il ministro ha anche sollecitato con urgenza l'istituzione di una guardia costiera europea per presidiare le coste del Mediterraneo.«Controllo richieste d'asilo sulle navi». Per Frattini, «le richieste di asilo da parte degli immigrati che vengono recuperati in mare potrebbero essere vagliate direttamente a bordo delle navi». Il ministro spiega che ogni cento richiedenti asilo politico, tre-quattro domande vengono accolte, e quindi «chiaro che non possiamo fare entrare in Italia cento persone per accogliere tre-quattro domande».

Maroni: linea respingimenti è quella giusta. Il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, continua ad affermare che i respingimenti sono «la linea giusta» da seguire e respinge le critiche della sinistra perché, ha ricordato, l'accordo con la Libia è stato stipulato dall'allora Governo Prodi.

E per finire l'ex radical schic passato dal partito radicale al pdl di Berlusconi

Capezzone: nessun complesso d'inferiorità. «L'Italia non ha e non avrà complessi di inferiorità rispetto alle sortite politiche di alcuni esponenti dell'Unhcr e dell'Onu» che troppe volte hanno «dimenticato le proprie responsabilità». Lo afferma Daniele Capezzone, portavoce del Pdl.


Le associazioni umanitarie e le opposizioni condannano

Amnesty international: da La Russa disprezzo per i diritti umani. «Le dichiarazioni del ministro Ignazio La Russa - dice Riccardo Noury, portavoce di Amnesty international Italia - contro Laura Boldrini e l'Alto commissariato dell'Onu per i rifugiati (Unhcr) sono frasi insolenti che rivelano l'evidente disprezzo per i diritti umani e per gli organismi internazionali che si occupano della loro tutela. Se alle contestazioni avanzate da tali organismi si risponde con gli insulti, anziché con il doveroso confronto che si ci aspetterebbe da un esponente del governo italiano, è chiaro che è perché mancano gli argomenti».

Franceschini: La Russa rispetti almeno l'Onu. «Il ministro La Russa rispetti almeno l'Onu e le organizzazioni internazionali, e chi ha speso la propria vita ad aiutare il prossimo» ha detto Dario Franceschini commentando l'attacco di La Russa all'Unhcr e a Laura Boldrini.


Di Pietro: da La Russa attacco da Ventennio. Alle critiche di La Russa, Antonio Di Pietro replica ironicamente dicendo che anche «nel Ventennio tutte le organizzazioni non contavano un fico secco». A margine di un comizio elettorale in piazza Maggiore a Bologna, il leader dell'Idv ha aggiunto: «Oggi c'è la caccia all'immigrato come una volta c'era la caccia all'ebreo. Per il mio partito, se una persona è un criminale va contrastato, che sia immigrato o nostrano, quello deve andare in galera».


Casini: politica del governo piena di luci e ombre. «Sui respingimenti la politica va fatta a livello europeo» dice il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini. «Poiché il presidente del Consiglio dice sempre che noi in Europa siamo quelli che contano di più - ha aggiunto - è strano che ci lascino soli nel risolvere il problema più grosso che hanno l'Italia e gli italiani». Secondo Casini, «la politica del governo sull'immigrazione è piena di luci e di ombre. Le ombre sono le ronde, il medico spia, i professori spia, che per fortuna siamo riusciti a cassare dal testo della legge. Le ombre sono il reato d'immigrazione clandestina che renderà concretamente più difficili i respingimenti».Condanna dell'Human rights watch.


Condanna della politica italiana anche da parte dell'organizzazione per la difesa dei diritti umani Human Rights Watch (Hrw) che ha espresso preoccupazione per il «cambio di politica» dell'Italia nei confronti dei migranti, affermando - in una nota - che la loro intercettazione e respingimento in Libia «sollevano dubbi se in futuro i richiedenti asilo potranno trovare il loro primo punto d'appoggio» a Lampedusa.
Poi le pseude scuse...

Le scuse di La Russa. Dopo aver parlato di organizzazione che "non conta un fico secco", e di comportamenti "disumani o criminali" della rappresentante italiana Laura Boldrini, La Russa torna a difendere le scelte dell'esecutivo e il lavoro che svolgono i marinai italiani nel riaccompagnare nei porti libici i migranti che vengono intercettati in acque extracomunitarie, ma si dice "dispiaciuto" per le parole usate contro la rappresentate dell'Onu per i rifugiati: "Non ho niente contro la signora Boldrini; se si è sentita offesa me ne dispiace". Attenua i toni, ma a rialzare la voce ci pensa Maurizio Gasparri: "Ce ne freghiamo", rincara il capogruppo Pdl al Senato.
Reazioni: ancora Gasparri
"Non si capisce a che titolo parli questa signora Boldrini e, per dirla con La Russa, ce ne freghiamo", dice Maurizio Gasparri. "Noi non accettiamo lezioni di democrazia da nessuno".


Per Massimo D'Alema, "l'attacco verbale del ministro della Difesa Ignazio La Russa all'Onu è indecente". L'esponente del Pd sostiene che "i ministri della Repubblica dovrebbero studiare le convenzioni internazionali a cui ha aderito l'Italia, a cominciare dalla Convenzione di Ginevra".

Ennesimo spettacolo "indecente" di un ministro di un governo "indecente".


venerdì 15 maggio 2009

Diario di un'aspirante ex velina



Siamo diventati la barzelletta del mondo intero!
"AUGURI ITALIANI" agli italiani del pdl ovviamente!

giovedì 14 maggio 2009

L'Italia di ieri... Per non dimenticare!

Se pensassero un pò, ma solo un pò al nostro passato...
Dove è finità l'umanità? Nel vicolo cieco dei leghisti....
Non si tratta di far entrare tutti indiscriminatamente ma di adottare altre politiche...
Accordi bilaterali, integrazione di fatto con voto agli immigrati
regolari, aiuti alle aree depresse,abrogazione della Bossi-Fini, nuova legge sull'immigrazione con chiare norme sulla domanda e offerta di lavoro, eliminare tutte le burocrazie per i permessi di soggiorno stabilendo regole semplici da seguire e verificare anche con l'aumento sul territorio di uffici preposti...,ricercare soluzioni insieme all'Onu e al Consiglio europeo, non violare le norme sui diritti umani, verificare se vi siano richieste di asilo politico,se a bordo vi siano bambini ...
Tutto questo viene beceramente eluso dal governo italiano, a loro basta che i loro posti siano salvaguardati e per questo aizzano il popolo.
Ed in prossimità di una competizione elettorale, si mettono in essere solo atti propagantistici...Maroni fa solo spot, non è con il respingimento che si blocca l'entrata degli stranieri...
Siamo diventati un popolo disumano, di corta memoria e razzista... Che vergogna!
Guardiamoci il video e riflettiamo!

lunedì 11 maggio 2009

Politiche solidali e integrative: il CATTIVISMO



E' desolante assistere a questi continui spettacoli.
Provo un'angoscia infinita nel pensare quanta ingiustizia e quanta crudeltà ci sia nel mondo, non riesco a capire come faccia certa gente a posare la testa sul cuscino la notte e dormire tranquillo.
Non si tratta di far entrare tutti, non si tratta di fermare o non fermare l'immigrazione... dove sono le politiche sociali,quelle sull'integrazione?
Dove sono finiti i progetti Europei , a cui anche l'Italia ha aderito,per aiutare queste persone nei loro Paesi, per dargli un lavoro, un tozzo di pane,un bicchiere di acqua pulita? E' mai possibile che chi guida le istituzioni non sia in grado di porre in essere iniziative che diano risultati?
Ricordo le parole di Maroni del febbraio scorso «Per contrastare l'immigrazione clandestina non bisogna essere buonisti ma cattivi, determinati, per affermare il rigore della legge».Lo disse il ministro intervenendo ad Avellino alla manifestazione «Governincontra».
Queste sono le politiche del SIGNOR MINISTRO e di tutto questo governo: L'ELOGIO AL CATTIVISMO.
Non possono esserci altre soluzioni?

Dall' inviato Fiorenza Sarzanini del Corriere

TRIPOLI- La luce filtra dalle sbarre delle finestre, loro stanno accasciati sulle stuoie, sono scalzi, hanno lo sguardo smarrito. Appena la porticina si apre balzano in piedi, cercano di uscire nel cortile. Vogliono spiegare, raccontare, chiedere aiuto. C’è chi conosce qualche parola di inglese, chi si arrangia con il francese. Hanno la pelle molto scura, la maggior parte sembra provenire dai Paesi dell’Africa subsahariana. I poliziotti li ammassano contro il muro, intimano loro di stare seduti. «Potete parlare, se qualcuno di voi ha qualcosa da chiedere può farlo», gridano. Un ragazzo che dice di avere 16 anni quasi implora: «Mi chiamo Emmanuel, vengo dalla Sierra Leone, i miei genitori sono a Londra. Ero partito per raggiungerli. I soldi per il viaggio me li ha dati mia nonna. Adesso non ho più niente, ma voglio andare da loro. Vi prego ci sarà un modo per riuscire a tornare dì là».
Eccoli gli immigrati che la Libia ha accettato di riprendersi. Mercoledì scorso erano sui barconi intercettati nelle acque maltesi. Nella notte sono stati trasferiti sulle motovedette italiane che hanno effettuato l’operazione di respingimento, provocando un caso internazionale, e sono tornati in porto. Li hanno divisi per nazionalità e ora li tengono in questi stanzoni in attesa di riportarli a casa. Non c’è alcuna speranza che possano rimanere, entro due settimane saranno organizzati i voli per il rientro. E tutto ricomincerà daccapo. Perché, come chiarisce Suleyman, ghanese di 24 anni «noi non possiamo restare in Africa. Vogliamo andare in Europa, raggiungere la Grecia. E prima o poi ci riusciremo. Mettiamo i soldi da parte, lavoriamo per pagare i trasferimenti. Un pezzo di strada per volta fino alla costa. Poi ci imbarcano». C’è chi sogna la Germania, chi sostiene di avere parenti in Italia. Samwi ha 19 anni, gli ultimi quattro mesi li ha trascorsi in un casa di Al Zwara — la cittadina all’estremo sud del Paese dove i mercanti di uomini ammassano la loro «merce» — ad aspettare l’ok degli scafisti. Pensava di esserci riuscito e invece la sua traversata non è durata neanche 100 miglia e si dispera. Traore, 20 anni, tira fuori un documento per dimostrare che lui è già entrato nel programma di protezione per i rifugiati, dice che lo ricevuto ad Abidjan, in Costa d’Avorio. Ma se gli chiedi come mai era su una di quelle barche non sa rispondere, non è in grado di spiegare perché non ha sfruttato questa occasione per provare ad avere una nuova vita. I centri di accoglienza qui sono gestiti dalla polizia, gli agenti di guardia che chiariscono di aver già avviato le verifiche sul tesserino sostengono che potrebbe essere falso.
I centri di accoglienza sono cinti da un muro alto, circondati dal filo spinato. I portoni sono di ferro, la sorveglianza è affidate alle guardie armate. Non ci sono limiti di permanenza, ma si cerca di non farli restare più di 15 giorni. «Perché — chiarisce il direttore di Twescha — siamo sempre in emergenza, anche in questi giorni ci sono 400 persone in più». Al ministero dell’Interno dicono che in Libia ci sono «almeno un milione e mezzo di stranieri che vuole raggiungere l’Europa. Noi spendiamo ogni anno due miliardi e mezzo di dollari per gestire il fenomeno dell’immigrazione clandestina e non siamo più in grado di sostenere il fenomeno». Abdal Muammed, un alto funzionario della sicurezza che ha trattato con l’Italia l’accordo per effettuare i pattugliamenti congiunti, sa bene quante critiche si siano scatenate dopo le operazioni effettuate in acque internazionali. Ma non appare disposto a subire gli attacchi: «Non credo possibile che qualcuno pensi di aver risolto il problema dell’immigrazione clandestina mandando sei motovedette a controllare il mare. Noi siamo pronti a collaborare con il governo di Roma e lo stiamo dimostrando. Ma è l’Europa che deve farsi carico di questa situazione, avviare quei progetti negli Stati d’origine che promette da anni. E soprattutto, l’Unione deve rispettare gli impegni presi nei mesi scorsi: quando abbiamo condotto la mediazione per liberare le infermiere bulgare, sono stati siglati accordi per l’avvio della sorveglianza radar delle nostre frontiere meridionali. Non ne abbiamo saputo più nulla».
Alla durissima presa di posizione del Vaticano, il rappresentante del governo libico risponde con altrettanta fermezza: «Quando abbiamo allentato i controlli siamo stati accusati di mandare la gente a morire. Ora che abbiamo deciso di potenziarli ci accusano di violare i diritti umani. Noi siamo aperti a tutti i tipi di cooperazione, se volete possiamo portare a piazza San Pietro tutti gli stranieri che le vostre navi hanno portato qui. Bisogna capire che la Libia da sola non ce la fa, queste persone scappano dalla fame, non dalla guerra. La coscienza dell’Europa deve svegliarsi perché noi proveremo a fermare chi affronta il mare per avere una vita migliore, però saremo costretti a fermarci se continueremo ad essere il luogo di transito di tutta l’Africa. E saremo costretti a sospendere i controlli delle frontiere verso l’esterno qualora ci rendessimo conto che il peso migratorio sta diventando troppo pesante».

di Gian Antonio Stella
ROMA - Chissà quanti erano, tra quei clandestini ributtati in Libia, ad avere diritto allo status di rifugiati. Uomini, donne e bambini in fuga da regimi assassini che forse sono già stati ammassati in un container e stanno ora viaggiando attraverso il deserto per esser scaricati in mezzo al Sahara. Bobo Maroni, fiero della scelta, ha detto che se vogliono chiedere asilo possono farlo lì.
Anche in Libia c'è un Cir, un centro italiano per i rifugiati, aperto a tutti», ha detto il ministro dell’Interno. Sapete quante persone ci lavorano? Una. E solo da lunedì. E senza mezzi. E senza il riconoscimento di Tripoli. Che del resto non ha mai riconosciuto manco la Convenzione di Ginevra sui rifugiati. È chiarissima quella carta ginevrina del 1951. Ha diritto all'asilo chi scappa per il «giustificato timore d'essere perseguitato per la sua razza, la sua religione, la sua cittadinanza, la sua appartenenza a un determinato gruppo sociale o le sue opinioni politiche». Altrettanto netto è l'articolo 10 della Costituzione: «Lo straniero al quale sia impedito nel suo Paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge».

Vogliamo prendere una storia a caso, dall'inferno dei campi libici? Ecco quella di una donna eritrea, cristiana, nel documentario «Come un uomo sulla terra» di Andrea Segre: «Ero in prigione con un'amica eritrea incinta, la rabbia le aveva deformato il viso. Il marito cercava di difenderla perché il poliziotto le premeva la pancia col bastone dicendole: 'Hai in pancia un ebreo, andate in Italia e poi in Israele per combattere gli arabi'». Un'altra donna: «Preferivamo morire piuttosto che doverci togliere la croce al collo. Piangevamo, se questa era la volontà di Dio l'accettavamo, ma la croce non la volevamo togliere. Cristiani siamo e cristiani rimarremo. E loro ci sbattevano contro il muro. Mentre gli uomini venivano picchiati noi urlavamo. Gli uomini venivano frustati sotto la pianta dei piedi fino a perdere i sensi».

Situazioni agghiaccianti. Denunciate già nel 2004 da una Missione tecnica in Libia dell'Unione europea, dove si parlava di abusi, arresti arbitrari, deportazioni collettive... Confermate nel febbraio 2006 dalla deposizione del prefetto Mario Mori, il direttore del Sisde, in una audizione al Comitato parlamentare di controllo: «I clandestini vengono accalappiati come cani, messi su furgoncini pick-up e liberati in centri di accoglienza dove i sorveglianti per entrare devono mettere i fazzoletti intorno alla bocca per gli odori nauseabondi...». La visita al centro di accoglienza di Seba lo aveva turbato: «Prevede di ospitare cento persone ma ce ne sono 650, una ammassata sull'altra senza rispetto di alcuna norma igienica e in condizioni terribili».
Per non dire di certe deportazioni nei container blindati come quella raccontata da Anna («Presto sotto il sole di luglio il container diventò un forno, l'aria era sempre più pesante, era buio pesto. I bambini piangevano. Due giorni di viaggio senza niente da bere, né da mangiare. Alcuni bevevano le proprie urine») in «Fuga da Tripoli / Rapporto sulle condizioni dei migranti in transito in Libia», a cura dell'Osservatorio sulle vittime delle migrazioni «Fortress europe». Osservatorio secondo il quale in soli cinque anni «dal 1998 al 2003 più di 14.500 persone sono state abbandonate in mezzo al deserto lungo la frontiera libica con Niger, Ciad, Sudan ed Egitto. Molti deportati, una volta abbandonati nel deserto hanno perso la vita». E per non dire ancora degli stupri, come nella testimonianza di Fatawhit: «Ho visto molte donne violentate nel centro di detenzione di Kufrah. I poliziotti entravano nella stanza, prendevano una donna e la violentavano in gruppo davanti a tutti. Non facevano alcuna distinzione tra donne sposate e donne sole, Molte di loro sono rimaste incinta e molte di loro sono state obbligate a subire un aborto, fatto nella clandestinità, mettendo a forte rischio la propria vita».
Forzature? Lasciamo la risposta al comunicato ufficiale del Servizio Informazione della Chiesa Italiana: «Non possiamo tollerare che le persone rischino la vita, siano torturate e che l'85 per cento delle donne che arrivano a Lampedusa siano state violentate». Per questo i vescovi non hanno dubbi: è «una vergogna» che siano state respinte persone che «hanno già subito delle persecuzioni nei rispettivi Paesi». Posizione ribadita dall'Osservatore Romano: «Preoccupa il fatto che fra i migranti possa esserci chi è nelle condizioni di poter chiedere asilo politico. E si ricorda anzitutto la priorità del dovere di soccorso nei confronti di chi si trova in gravi condizioni di bisogno ».
Questo è il nodo: la scelta di tenere verso gli immigrati in arrivo una posizione più o meno dura, compassionevole o «cattiva», come ha teorizzato tempo fa Maroni, spetta a chi governa. Ed è giusto che sia così. La decisione di «fare di ogni erba un fascio», rifiutare ogni distinzione e respingere chi arriva senza neppure concedergli, per dirla coi vescovi, almeno la possibilità di dimostrare che ha diritto all'asilo, è però un'altra faccenda. Che non solo rinnega una storia piena di esuli politici (da Dante a Mazzini, da Garibaldi ai fratelli Rosselli a don Luigi Sturzo) ma, secondo Laura Boldrini e l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, fa a pezzi le regole vigenti poiché «tutti gli obblighi internazionali» e anche la legge italiana «vietano tassativamente il respingimento di rifugiati o richiedenti asilo».
Quanti erano, su quella barca respinta, quelli che avrebbero avuto diritto ad essere accolti? Risponde Christopher Hein, Direttore del Cir, il Consiglio italiano per i rifugiati: «Generalmente tra i disperati che arrivano a Lampedusa quelli che chiedono diritto d'asilo sono il 70% ma di questi solo la metà ottiene lo status di rifugiato. Gli egiziani o i maghrebini, per esempio, difficilmente lo chiedono. Del resto difficilmente lo otterrebbero. Gli stessi cinesi non lo chiedono mai. Ora, poiché tra i passeggeri di quella nave riportati in Libia non c'erano maghrebini, egiziani o cinesi, è presumibile che almeno il 70% avrebbe chiesto asilo. E di questi, con ogni probabilità, la metà ne aveva diritto. Il che significa che l'Italia ha respinto almeno un centinaio di persone alle quali la nostra Costituzione garantiva il soccorso». Non possono farlo adesso? «La vedo dura. In tutta la Libia, dico tutta (non sappiamo neppure quanti siano i centri libici di detenzione, pare 25) abbiamo una persona. Che si è insediata da quattro giorni. Senza avere ancora il riconoscimento delle autorità. Veda un po’ lei...».

BERLUSCONI_ «Nessuno scandalo» per il caso degli immigrati respinti e ricondotti in Libia. Silvio Berlusconi appoggia la linea dura di Roberto Maroni. E rilancia: «Si deve fare chiarezza sulle due visioni - afferma il presidente del Consiglio. - La sinistra con i suoi precedenti governi aveva aperto le porte ai clandestini provenienti da tutti i Paesi. Quindi l'idea della sinistra era ed è quella di un'Italia multietnica. La nostra idea non è così». Per questo, dice Berlusconi, «non apriremo le porte a tutti come la sinistra». La linea del governo in maniera d'immigrazione è quella dell'«accoglimento solo per chi» ha diritto «all'asilo politico», e cioè «coloro che mettono piede sul nostro suolo, intendendo anche le acque territoriali». Per il resto, prosegue il premier, «vale il nostro diritto di respingere», non si violano «gli accordi internazionali», fermo restando che in mare verranno forniti «tutti i tipi di assistenza».


REAZIONI - Le parole di Berlusconi provocano però la dura reazione dei partiti di opposizione. Critiche arrivano dal Pd. «Sì, noi abbiamo un'idea diversa del'Italia, signor presidente del consiglio: multietnica, pluralista, libera, un paese fondato sul lavoro e sul rispetto - afferma Giovanna Melandri. - Un Paese di persone oneste e sincere che si impegnano in quello che fanno con passione e fatica. Un Paese in cui non conta il colore della pelle, la razza o la religione, ma piuttosto l'onestà e la sincerità del cuore». Federica Morgherini, sempre del Pd, cita qualche esempio: «È il mondo che è diventato multietnico. New York, Londra, Parigi, sono città multietniche. Anche Roma e Milano lo sono. È multietnico il presidente degli Stati Uniti, che avrà senz'altro apprezzato la battuta con cui la sua elezione è stata accolta dal capo del governo italiano, ma guarda caso non ha ancora trovato il tempo per incontrarlo. Ed è multietnica la squadra del Milan, che negli ultimi vent'anni ha schierato giocatori di colore provenienti dall'Olanda, dalla Francia, dal Brasile, dall'Africa». Duro Leoluca Orlando, dell'Italia dei Valori: «Ronde e deportazione ricacciano l'Italia al tempo del nazifascismo. Le ronde sono state nella storia delle dittature il grimaldello per scardinare lo Stato di diritto e per mortificare le forze dell'ordine. Confondere, inoltre, la doverosa difesa dei confini nazionali e l'espulsione dal territorio nel rigoroso rispetto di regole prestabilite con la deportazione è inaccettabile». Secondo Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione, le parole di Berlusconi sono «manifestamente xenofobe e discriminatorie».
La Chiesa, dalla Cei alla Caritas, critica la «nuova fase» inaugurata dal ministro Roberto Maroni (Lega) contro i clandestini: «Una decisione inaccettabile, che mette a rischio i diritti fondamentali », attaccano i gesuiti. Sul respingimento dei migranti in Libia, l’Osservatore Romano in una cronaca dà spazio alle accuse dell’Alto commissario dell’Onu per i rifugiati (Unhcr): «Preoccupa — riferisce l’organo della Santa Sede — il fatto che tra i migranti possa esserci chi è nelle condizioni di poter chiedere asilo politico». E per Savino Pezzotta, presidente del Consiglio italiano per i rifugiati, «sono stati violati i diritti umani». Al coro, si uniscono Acli, Migrantes, Comunità di Sant’Egidio, Centro Astalli. Ma non c’è solo la Libia perché, ora, il direttore per la Pastorale dei migranti della Conferenza episcopale italiana, Gianromano Gnesotto, attacca anche sul ddl sicurezza: «Se il reato di immigrazione clandestina non viene modificato subiremo delle conseguenze notevoli anche per quanto riguarda i diritti fondamentali quali la salute o dell’istruzione».



sabato 9 maggio 2009

9 maggio 1978: Roma, delitto di Stato, il corpo di Aldo Moro-9 maggio 1978 Cinisi,trucidato Peppino Impastato, una vita contro la mafia



Appartiene al tuo sorriso
l'ansia dell'uomo che muore,
al suo sguardo confuso
chiede un pò d'attenzione,
alle sue labbra di rosso corallo
un ingenuo abbandono,
vuol sentire sul petto
il suo respiro affannoso:
è un uomo che muore.

Peppino Impastato








«Quando si dice la verità non bisogna dolersi di averla detta. La verità è sempre illuminante. Ci aiuta ad essere coraggiosi.»

«Non basta parlare per avere la coscienza a posto: noi abbiamo un limite, noi siamo dei politici e la cosa più appropriata e garantita che noi possiamo fare è di lasciare libero corso alla giustizia.»

Aldo Moro

Il 9 Maggio 1978 sono stati ammazzati due dei figli migliori dell'Italia!

PER NON DIMENTICARE:::MAI!!!!!





Bugie e domande senza risposta

Noemi con una foto di "papi"


articolo di Repubblica.it di GIUSEPPE D'AVANZO
C'è in giro una semplificata idea di democrazia. "Le regole del gioco in una democrazia decente sono chiare: ciascuno dice la sua". Memorabile e coerente perché è appunto questo che abbiamo nelle orecchie, a proposito di Silvio, Veronica e le altre. Slogan demagogici (tra moglie e marito...); frasi fatte (i panni sporchi si lavano in famiglia); chiacchiericcio (la vicenda è privata). Dire democrazia, questo frastuono, pare un azzardo. E' rumore che ogni cosa confonde. E' un dispositivo che distrugge la realtà nell'immagine riflessa del contenitore vuoto dei media. L'operazione non è senza conseguenze perché "il falso indiscutibile" prima cancella l'opinione pubblica che diventa incapace di farsi sentire; poi anche solo di formarsi. C'è chi in questo andazzo ci sta come il topo nel formaggio o perché ha già conquistato il suo posticino a corte o perché spera di conquistarlo al prossimo turno o perché, più umanamente, non ha voglia di darsi il coraggio necessario per chiedere di non essere preso per il naso, almeno. Sarà anche legittimo non farselo piacere l'andazzo, no? Sarà ancora legittimo credere ancora che la realtà esista o che la rimozione non aiuta a guarire le nevrosi - siano esse di un individuo o di una società. E' ancora legittima, per questa destra nichilista, l'esistenza di chi crede che negare la verità significa sempre negare dei fatti e quindi concedergli di conoscerli? Si potrà forse acconsentire che un principio della cultura dominante (Leitkultur) dell'Occidente europeo e liberale è l'"uso pubblico della ragione".
Allora, diciamo che è in nome della ragione o, senza esagerare, di una mediocre ragionevolezza che si può chiedere a Silvio Berlusconi, presidente del Consiglio, di inventare meglio la frottola perché così come ce la offre è troppo taroccata per crederla vera. Dovunque la sfiori, suona falsa.
E' in cerca di risposta qualche domanda: Berlusconi "frequenta minorenni", come sostiene Veronica Lario quando si convince a divorziare? Che rapporto, negli anni, Berlusconi ha intrattenuto con Noemi Letizia, 18 anni il 26 di aprile?


In quale clima psichico vive il premier?
"Ha bisogno di aiuto perché non sta bene", come sostiene preoccupata sua moglie? La febbre o l'inclinazione psicopatologica che lo accalda può definirsi, come hanno scritto il Riformista e l'Unità senza ricevere smentite, un'impotente satiriasi o sexual addiction sfogata in "spettacolini" affollati di escort e "farfalline" tra materassi extralarge in quel palazzo Grazioli, impernacchiato di tricolore, dove si decidono le politiche del Paese? E, per ultimo ma non ultimo - perché questione politica per eccellenza - può essere, per dirla con le parole di Veronica Lario, "il divertimento dell'imperatore", questo "ciarpame senza pudore in nome del potere", a selezionare le classe dirigenti, a decidere della rappresentanza politica?
Non emerge oggi "attraverso il paravento delle curve e della bellezza femminile (ancora la Lario) la sfrontatezza e la mancanza di ritegno del potere che offende la credibilità di tutte le donne soprattutto di quelle che sono state sempre in prima linea e che ancora lo sono, a tutela dei loro diritti"?
Abituato a scriversi in solitudine l'agenda dell'attenzione pubblica, assuefatto a dettare il menabò dell'informazione scritta e televisiva, Berlusconi barcolla quando lo assale l'imprevisto e non ha il copione scritto. Bersaglio delle critiche al "velinismo in politica" di Sofia Ventura, politologa di Fare Futuro, sorpreso a festeggiare a Casoria, Napoli, una diciottenne, Berlusconi da Varsavia improvvisa e sbaglia le sue mosse. Dice che non ha mai pensato a sistemare "veline" (escluse a sorpresa e in gran fretta, una miss Veneto, una "meteorina" di Retequattro lo smentiscono mentre tacciono deluse una "rossa" del Grande Fratello, una valletta Mediaset, un star di "Incantesimo", un'"Elisa di Rivombrosa").
Dice che Noemi è soltanto "la figlia di un vecchio amico, ex autista di Craxi" (lo smentiscono Bobo Craxi e Giulio Di Donato, vicesegretario del Psi e per di più un napoletano che dovrebbe conoscere l'autista napoletano del segretario). Dice che si tratta di un "tranello mediatico" in cui è caduta anche "la signora", cioè sua moglie.
Trappola di chi? Di Fare Futuro, think tank di Gianfranco Fini? La teoria del complotto non fa molta strada, è buona soltanto per babbei e turiferari. Muore lì.
Tornato in Italia da Varsavia, Berlusconi guadagna qualche ora per rimettere insieme e meglio i cocci della sua storia. Che, sulla scena gregaria di Porta a Porta, diventa questa. "E' una menzogna che frequento minorenni. Il padre della ragazza mi ha chiamato perché voleva un appuntamento con me per parlarmi delle candidature nel sud di Franco Malvano e Flavio Martusciello. E' stata soltanto Repubblica a sottendere la frequentazione della ragazza".
La favola è scritta male, può contare - per essere accettata - soltanto su una pulsione servile. E' stata Noemi, che lo chiama "papi", a raccontare come sono andate le cose in questi anni. "Papi mi ha allevata. Non mi ha fatto mai mancare le sue attenzioni. Un anno, ricordo, mi ha regalato un diamantino; un'altra volta, una collanina. Domenica, una collana d'oro con un ciondolo. Lo adoro. Gli faccio compagnia. Lui mi chiama, mi dice che ha qualche momento libero e io lo raggiungo a Milano, a Roma. Resto ad ascoltarlo. E' questo che lui desidera da me. Poi cantiamo assieme.
No, non mi candiderò alle prossime regionali. Preferisco candidarmi alla Camera. Ci penserà papi Silvio".
Di questi incontri e promesse, Berlusconi non parla. Lascia pubblicare a un periodico della Casa le foto della festa di Casoria. E che c'entrano? Mica Veronica lo ha accusato di atti osceni in luogo pubblico.
La strategia di Berlusconi è nota, e le foto la confermano. Non confuta, ma distrae. Non offre alcun certo punto di riferimento per orientarsi nella polemica, ma disintegra nel rumore quel che poco che si sa nella convinzione che, presto, affiorerà la consueta "indifferenza per come stanno davvero le cose".
La fanfaluca ("non frequento minorenni") non regge nemmeno se la si verifica, diciamo così, dal lato del padre di Noemi, Benedetto Letizia. E' lui, Benedetto, il "contatto" tutto politico di Berlusconi? L'uomo, commesso in municipio, dovrebbe essere un influente esponente del Popolo della Libertà meridionale se il presidente del Consiglio discute con lui, proprio con lui e solo con lui senza intermediari, le candidature europee. Purtroppo nel Popolo della Libertà nessuno conosce Benedetto Letizia. Ignorano chi sia Benedetto anche Franco Malvano e Flavio Martusciello. Il primo è stato questore di Napoli e, investito da Berlusconi, candidato sindaco di Napoli. Il secondo è il fratello di Antonio Martusciello, dirigente di Publitalia prima di entrare nella task force di Marcello Dell'Utri che creò Forza Italia, diventato parlamentare e anche viceministro dei Beni culturali. Un buon veicolo, il fratello, per raggiungere il Capo. E' ragionevole credere che se i due avessero voluto discutere delle loro candidature si sarebbero rivolti direttamente a Berlusconi e non ai buoni uffici di un commesso del Comune che nel PdL non si è mai visto.
Berlusconi ammette di aver incontrato la ragazza in qualche occasione, ma sempre alla presenza dei genitori. Né la madre né il padre di Noemi hanno mai parlato di incontri a Milano o a Roma con Berlusconi. Si può scommettere qualche euro che lo faranno nei prossimi giorni.
Se si sbriciolano tutti gli argomenti preparati per smentire gli incontri con una minorenne (tre regali, tre compleanni vuol dire che Noemi incontra Berlusconi da quando aveva sedici anni e lo ha conosciuto quindicenne), è più assennato credere alle parole inquiete di Veronica Lario: è vero, il presidente del Consiglio frequenta minorenni che "magari" fossero sue figlie segrete.
Trascuriamo le ricostruzioni degli "spettacolini" e gli "accappatoi di un bianco che quasi abbaglia" e il vigore ritrovato con un misterioso "farmaco che si inietta", assunto ormai "fuori da ogni controllo medico". Abbandoniamo queste scene tra le cose dette e mai contraddette perché è ben più critico (o molto coerente) che la questione politica, sollevata all'inizio di questa storia da due donne, Sofia Ventura e Veronica Lario, sia stata affrontata soltanto da altre donne (Aspesi, Bindi, Bonino, Spinelli, Dominijanni) nel raggelante silenzio dell'élite nazionale come se questa "valorizzazione" delle donne non riducesse "la loro libertà a libertà di mostrarsi in tv e offrirsi come gadget al circuito del potere" o a un dominio proprietario e "spettacolare". Sembra che soltanto le donne abbiano capito che quest'ambigua, violenta atmosfera che consente di ridicolizzare le loro storie e il loro destino, tra sghignazzi, ironie e magari qualche "palpatina di classe", educa "la gente per bene ad abituarsi ad ascoltare cose che, nel passato, sarebbe stata orripilata di pensare e alle quali non sarebbe stata concessa pubblica espressione".
O alcun "uso pubblico della ragione". (G.D'Avanzo)

Sorge una domanda semplice:

Qual è il problema di questo Paese?
Ecco,il problema è che molti non sono elettori,sono Fans.

Credono che la politica sia un reality!

giovedì 7 maggio 2009

Veronica hai ragione...quest'uomo è malato! Italiani ma vi rendete conto?

«Posso palpare un po' la signora?»


dal "trentino quotidiano"
Posso palpare un po' la signora?" Con questa frase - pronunciata con il sorriso sulle labbra - il premier Silvio Berlusconi ha salutato l'assessore provinciale alle pari opportunità, Lia Beltrami, in occasione di una foto ufficiale scattata tra le rovine del terremoto in Abruzzo.Era il 25 aprile scorso e la frase non è sfuggita alle telecamere di Tca - emittente locale trentina - che stava seguendo l'attività dei volontari trentini impegnati a Bazzano, località colpita dal sisma alla periferia de L'Aquila. Nelle immagini si vedono numerosi vigili del fuoco che si mettono in posa per una foto ricordo assieme al presidente del consiglio, quindi si sente distintamente il premier chiedere: "Posso palpare un po' la signora?". Risate imbarazzate, Berlusconi si mette in posa dietro l'assessore Beltrami (Udc) tenendole una mano sulla spalla, in confidenza. Infine una stretta di mano e un ringraziamento ai volontari della protezione civile.La signora, 41 anni, sposata, 2 figli, fresca di nomina in giunta provinciale, non ha gradito. Anzi, sul momento non voleva credere di aver sentito quelle parole, ma alla fine ha confermato: "Berlusconi ha detto proprio così".Lia Beltrami aveva chiesto la riservatezza sull'episodio per non mettere in secondo piano - "con un inutile gossip" - il lavoro dei volontari trentini in Abruzzo. L'intenzione era anche quella di non strumentalizzare l'episodio durante la campagna elettorali per le elezioni comunali di Trento (
vinte domenica dal centro sinistra con un larghissimo vantaggio), ma il giorno dopo il voto la notizia è trapelata con la messa in onda del video imbarazzante.

Che dire? No comment... oppure FERMATELOOOOO!

Si , ma... è stata la sinistra sicuramente a montare quest'altro complotto....magari, se gli italiani crederanno anche a questo, si va da Vespa a chiarire che è tutta una montatura...al premier piace "scherzare".

POVERA ITALIA!


Ad un mese dal sisma...


Per ricordare tutto il sacrificio dei nostri connazionali ed amici abruzzesi...

Sono trascorsi già lunghissimi,eppur sembrano brevissimi,trenta giorni da una catastrofe "annunciata" e grottescamente sottovalutata...

Ripenso alla paura di quella tremenda notte... (la immagino, so cosa significa quando la terra ti trema sotto i piedi)... ripenso agli studenti volati via,andati per sempre da quella maledetta casa fatta di "cartone", ai bimbi periti,alle giovani vite che avevano un futuro da assaporare...ai vecchi che volevano ancora dare qualcosa con la loro saggezza a questa società malata di protagonismo, di onnipotenza, di eccessi effimeri... Che riposino in pace e se c'è un aldilà, se possono guardare la loro terra distrutta sono sicura che vorranno rivedere dal non luogo infinito la loro Aquila che si rialza e spicca uno splendido volo con le sue ali spalancate ad abbracciare e consolare i suoi figli che silenziosamente vivono nel dolore, che dignitosamente con un coraggio da leone aspettano e anelano l'abbraccio vitale della loro bellissima e libera terra che ancora trema nelle sue profonde viscere!

W l'Aquila, W l'Abruzzo!!!!

mercoledì 6 maggio 2009

E così diventammo un Paese declassato :"L' Italia non è più un Paese pienamente libero"


Veronica chiede il divorzio, io devo parlare. Perchè farlo su Mediaset quando a Porta a porta posso preparare le domande degli intervistati, invitare la claque per l'applauso e sedare la triade Vespa (sopra in una emblematica foto di repertorio), Napoletano e Sansonetti? No, andiamo pure su RaiUno e dimostriamo a Marcello Dell'Utri che non è necessario occupare la Rai.
Serata imbarazzante a Porta a Porta tra deliri di onnipotenza del premier e sovrumani silenzi e profondissima quiete dei tre giornalisti (piccola eccezione per Ferruccio De Bortoli a cavallo tra aplomb e lingua morsicata). I giornalisti cavalli di razza lasciano sguazzare il premier in un oceano di falsità fino alla sedazione finale, dove dinanzi allo stupore incredulo di chi ascolta da casa, il premier si fa sfuggire mesto: sapesse quanto è bello fare il nonno. Ma è meglio farlo in due. Veronica ha ragione: forse quest'uomo non è sano.
Spiega che alle
Europee non c'era nessuna candidata velina e che la festa di Noemi Letizia è stata fraintesa, tant'è che le foto escono su Chi. La prova del fuoco per lui, la palese e ridicola falsificazione - tra l'altro mal riuscita- per molti, molti altri. Maledetta Repubblica!, che le considera beceri fotomontaggi, tutti forbici e colla. Ma l'opera d'arte al photoshop non è fine a sè stessa, perché ha ispirato vere e proprie creazioni: guardate Brindaconpapi, un ottimo assaggio.




Chiariamo, dice il premier: le sue candidate vengono valutate in base alla condizione matrimoniale e alla laurea (es: "La signora Licia Ronzulli è sposata con il vicepresidente degli industriali di Monza". Quindi se ha una buona dote è da votare).
Le donne che ho chiamato in politica sono tutte brave, spiega, e rispolvera le tre marie Prestigiacomo-Gelmini-Carfagna, e tutte le donne che bagnano il naso agli uomini perché sono presenti il 98 per cento delle volte alle votazioni. Si parte coi numeri e chi lo ferma più.

Poi, il delirio di onnipotenza: al G8 sono stato di gran lunga il leader più applaudito, non c'era nessun nome che hanno dovuto togliere nelle liste per eliminare gli equivoci. Erano 100 candidati, dovevano toglierne 28, e zac si taglia. Ovvio. Peccato, chiosa, per una candidata madre sposa e laureata funzionaria all'Eni intelligentissima che è stata eliminata. Come al GF.

Repubblica viene messa alla berlina: Berlusconi accusa il quotidiano di avere fatto un titolo che sottende la frequentazione con minorenni. Ma i giornalisti di Repubblica non sono mistici deliranti perché quelle parole sono di Veronica Lario. Si, ma è stata manipolata, puntualizza quasi scocciato dall'ovvietà dell'obiezione il Cav.

Poi via, si parla d'altro. Termovalorizzatori e e Salone del mobile a Milano dove lui era imbarazzatissimo perchè gli cantavano: meno male che Silvio c'è, grande grande, forza Silvio, magico.

La colpa è sempre dell'avversario politco. E conia per l'occasione un nuovo adagio, ridicolizzando il leader pd: un Franceschini al giorno toglie i democratici di torno. Anche se lui, dice, non ha mai offeso gli avversari. E i giornalisti che ora potrebbero incalzare, sorridono e tacciono. Che professionalità, Woodward e Bernstein non sarebbero nemmeno degni di allacciare i calzari a questi cronisti.

Poi il premier seziona la dichiarazione della moglie e si chiede se davvero non sia mai andato al 18esimo compleanno dei figli (di secondo letto). Per sciogliere ogni dubbio, Silvio dice di aver risolto al volo: li ha chiamati uno a uno. Partiamo dall'ultimo, Luigi: non ha mai fatto la festa, me l'ha detto lui; Barbara: gliel'ho pagata io a Las Vegas, party a tema con vestiti del 700 veneziano e a mie spese ha invitato gli ospiti dall'Italia. Ah, Eleonora: anche lei non si ricordava nemmeno della festa. Per concludere: lui si reputa un padre straordinario ed è amatissimo dai suoi figli.

Vespa gli ricorda quanto è popolare, De Bortoli - timido - gli dice che forse da premier non è il caso di andare a feste e compleanni, ma lui manifesta così la sua naturalità perchè rinuncerei ad essere me stesso, ho grande rispetto per le persone più umili.

Vanno in onda servizi ridicoli sui momenti felici del suo matrimonio, la ricostruzione delle dichiarazioni di Veronica, che nel 1980 rimane fulminata da Cupido. E ricorda quanto, travestito da nobile berbero, nel 2006 festeggiò i primi di lei 50 anni che vide la collana in dono e scoppiò in lacrime.

E poi ricostruzione d'Abruzzo a gogò, Napoletano del Messaggero entra come un segugio già con la domanda in bocca: la preoccupa di più sua moglie o il terremoto? Tac, spunta il foglio e il premier snocciola numeri.

Sansonetti sferra un'attacco senza precedenti: penso che lei abbia sbagliato a dire che Veronica sia caduta in una trappola. Che coraggio, un uomo da candidare all'opposizione.

Tutto il resto è noia, tra foglietti volanti per intontire il pubblico coi numri e l'ultimo pietoso commento dopo avere cantato le lodi del nipotino Alessandro, primo figlio di Barbara: vedere come fa la nonna mia moglie mi riempie di gioia. Sapesse quanto è bello fare i nonni in due. Eh, che peccato.

Fine. Applausi per Silvio.(da Blogosfere)
Che aggiungere?
Siamo un paese da "tarallucci e vino" ,un paese che si merita pienamente questi titoli: Stampa,Freedom House declassa l'Italia"Non è più un Paese pienamente libero"
Bisognerebbe stilare anche una classifica di giornalisti e conduttori che hanno perso completamente la dignità tradendo completamente i cardini principali che sono la base di questa professione, diventando dei servi in nome del potere!
Che vergogna!

lunedì 4 maggio 2009

Su Veronica Lario il famoso "VACCINO" di Montanelli ha finalmente funzionato...quando vi immunizzerete voi italiani? Non fate passare troppo tempo...!



Montanelli aveva tastato con mano di che pasta è fatto questo individuo che attualmente è il Capo del governo Italiano...La signora Lario lo ha scaricato, forse schifata da tanto marciume...




Dopo il CIARPAME o meglio dire il "pattume" il "vaccino montanelliano" ha finalmente funzionato sulla sua seconda moglie.


MILANO - "Chiudo il sipario sulla mia vita coniugale". Dopo quasi trent'anni, i due si conobbero nel 1980 e si sposarono con rito civile il 15 dicembre 1990, le strade del presidente del Consiglio e di sua moglie, già spezzate sul piano sentimentale e personale, si dividono anche giuridicamente.
Veronica Lario ha avviato le pratiche per la separazione e il divorzio da Silvio Berlusconi, portando a termine un percorso cominciato molto tempo fa come ammise lei stessa alla fine dell'estate 2008, quando confessò che all'eventualità di una separazione stava meditando da dieci anni.
Ora ha scelto l'avvocato che la seguirà passo dopo passo davanti ai giudici: "Finalmente una persona di cui mi posso fidare fino in fondo". È una donna. Una professionista lontana dallo star system e dalla politica. L'ha sentita al telefono il primo maggio, l'avvocato era in vacanza su un'isola del Sud Italia. È stato in pratica il loro primo vertice sulla separazione.
Veronica le ha spiegato: "Voglio tirare giù il sipario, ma voglio fare una cosa da persona comune e perbene, senza clamore. Vorrei evitare lo scontro". Il legale le ha risposto: "Stia tranquilla. Parto subito, prendo un aliscafo e rientro immediatamente a Milano. Lei è consapevole che non sarà facile e che dovrà sopportare attacchi pesanti? È sicura di volerlo fare?". Nella risposta non ci sono state esitazioni: "So tutto. Voglio andare avanti". Ieri le due donne si sono incontrate a Macherio per studiare la strategia e si rivedranno molto presto, all'inizio della settimana. Vogliono stringere i tempi, evitare il contropiede di un uomo sempre molto abile a ribaltare le situazioni, capace di convocare una conferenza stampa per dire che il divorzio lo ha deciso lui per primo, e non la "signora".

Naturalmente nei giorni scorsi Veronica ne ha discusso con i figli e le persone più vicine, un paio di amiche molto care, sottolineando ancora una volta le ragioni del suo distacco dalla vita pubblica del marito e insistendo sull'importanza che rappresenta per una donna come lei il valore della dignità: "Ora sono più tranquilla - ha confidato loro - . Sono convinta che a questo punto non sia dignitoso che io mi fermi qui. La strada del mio matrimonio è segnata, non posso stare con un uomo che frequenta le minorenni".

Per i suoi ragazzi - Barbara di 24 anni, Eleonora di 22 che studia negli Stati Uniti e Luigi di 20, il più legato al mito imprenditoriale e politico del papà - sono state ore di grande amarezza e di sofferenza, ma alla madre tutti e tre hanno assicurato che rispetteranno ogni sua decisione per dolorosa possa essere: "Non muoveremo mai un dito contro nostro padre, ma tu mamma fai ciò che ti fa stare bene". L'inizio della fine arriva la mattina di martedì 28 aprile. Veronica guarda i giornali, la sua attenzione si sofferma sull'articolo di "Repubblica" che svela come nella notte di domenica il premier si sia presentato a sorpresa in una villetta di Casoria, dove si celebravano i diciott'anni di Noemi Letizia. Lei è bella, bionda, studia da grafica pubblicitaria a Portici e sogna una carriera televisiva, tanto che avrebbe inviato il suo "book" fotografico al presidente del Consiglio in persona. Un album che avrebbe provocato la scintilla. Accanto a Noemi ci sono il padre Elio e la madre Anna. La ragazza chiama Berlusconi "papi", ai giornalisti dirà più tardi che lo conosce da tempo e che spesso lo va a trovare a Milano e Roma, "perché lui, poverino, lavora molto e non può sempre venire a Napoli". Il Cavaliere le ha portato un regalo, una collana d'oro giallo e bianco con pendente di brillanti. C'è chi mormora anche le chiavi di un'auto, ma Noemi smentisce. Veronica legge e rimane stupefatta, chiama al telefono un'amica: "Basta, non posso più andare a braccetto con questo spettacolo". A Roma infuria la polemica sulle "veline" pronte a entrare nelle liste elettorali del Pdl e ci sono, soprattutto, quella ragazzina di Casoria, Noemi, e la sua mamma Anna che si rivolgono a Berlusconi con gli affettuosi diminutivi di "papi" e "papino". Veronica non ce l'ha né con le giovani donne aspiranti europarlamentari né con Noemi. Interpreta la loro parabola quasi epicamente, come "figure di vergini che si offrono al drago per rincorrere il successo, la notorietà e la crescita economica". La sconcerta, però, che il metodo da "ciarpame politico" non faccia scandalo, che quasi nessuno si stupisca, che "per una strana alchimia il paese tutto conceda e tutto giustifichi al suo imperatore", come racconta a chi le sta vicino. Quell'imperatore è ancora suo marito ed è il padre dei suoi figli, un padre che, seppure invitato, non ha mai partecipato alla festa dei loro diciott'anni. Di fronte alla nuova pubblica offesa sceglie di replicare pubblicamente con una dichiarazione che manda all'agenzia Ansa soltanto dopo le dieci di sera. È stato infatti un giorno di angoscia a villa Belvedere. Barbara, incinta di sette mesi del suo secondo figlio, è stata ricoverata all'ospedale San Raffaele. Sono lunghe ore di ansia, c'è il rischio di un parto prematuro. Veronica Lario ha in casa il nipotino Alessandro, chiede alla segretaria Paola di fermarsi fino a mezzanotte. La misura è colma, il "ciarpame" non è soltanto politico. La mattina successiva Berlusconi dalla Polonia attiva la cortina fumogena e la contraerea dopo una notte di rabbia. Ordina che le "veline" spariscano quasi tutte dalle liste europee, ridimensiona il rapporto con Noemi a una antica conoscenza con il padre ex autista di Craxi (notizia poi smentita da Bobo Craxi e cancellata comicamente addirittura da un comunicato di Palazzo Chigi) e liquida con una battuta maschilista e greve l'indignazione della moglie, evitando di pronunciarne il nome e il ruolo: "La signora si è fatta ingannare dai giornali della sinistra. Mi spiace". Rientrato a Roma, annulla un incontro in calendario per il giorno successivo con il presidente della Camera Gianfranco Fini. La sua intenzione è di andare a Milano, come fece due anni or sono, per ricucire lo strappo con Veronica. Non ci andrà, lo ferma la sua fidatissima segretaria Marinella. Veronica Lario, infatti, l'ha appena chiamata: riferisca a mio marito che non mi si avvicini, non ho più nulla da dire e nulla da ascoltare, tutte le parole sono state consumate. Giovedì i giornali del Cavaliere e i blog del Pdl fanno capire all'ex first lady di Macherio che aria tira. Dietro al "come si permette?" si scatena una minacciosa muta di cani. Il quotidiano "Libero" pubblica nella testata di prima pagina tre fotografie in bianconero della giovane attrice Veronica Lario a seno nudo. Il messaggio è più che mai trasparente, sembra arrivata l'ora dell'olio di ricino. Quando vede quelle fotografie la moglie del premier capisce, se ce ne fosse ancora bisogno, di essere davvero sola e di essere minacciata. In quelle foto si sente "come davanti a un plotone di esecuzione qualche secondo prima della fucilazione". Alla figlia Barbara dice: "Sono molto preoccupata di ciò che potrà accadere, ma ho la libertà per andare avanti". Cala il sipario. La lettera affidata a "Repubblica" due anni fa da Veronica era un ultimatum. Qualche ora dopo Berlusconi inviò le sue scuse pubbliche alla moglie. Era il 31 gennaio 2007: "La tua dignità non c'entra, la custodisco come un bene prezioso nel mio cuore anche quando dalla mia bocca esce la battuta spensierata, il riferimento galante, la bagattella di un momento". A sigillo un grande bacio. Qualche mese dopo, ad appannaggio esclusivo dei settimanali patinati della famiglia, arrivarono le passeggiate della coppia mano nella mano nel giardino della villa in Costa Smeralda e sui moli di Portofino. Immagini che oggi sembrano lontanissime. "Mi domando in che paese viviamo - ha raccontato Veronica l'altro giorno a un'amica - , come sia possibile accettare un metodo politico come quello che si è cercato di utilizzare per la composizione delle liste elettorali del centrodestra e come bastino due mie dichiarazioni a generare un immediato dietrofront. Io ho fatto del mio meglio, tutto ciò che ho creduto possibile. Ho cercato di aiutare mio marito, ho implorato coloro che gli stanno accanto di fare altrettanto, come si farebbe con una persona che non sta bene. È stato tutto inutile. Credevo avessero capito, mi sono sbagliata. Adesso dico basta".
(Repubblica.it)
E voi, miei cari connazionali, quando vi vaccinate?
Non fate pagare la vostra ubriacatura ad un popolo intero, ai giovani, al nostro futuro!
Veronica si chiede:<"Mi domando in che paese viviamo"...> Io , tanti di noi ce lo chiediamo da 15 anni... Ecco la risposta "UN PAESE DA CIARPAME"

Guardate un esempio qui...




"L'uomo è uomo quando non è testardo. Quando capisce che deve fare marcia indietro e la fa. Quando riconosce un errore commesso, se ne assume le responsabilità, paga le conseguenze e chiede scusa. Quando riconosce la superiorità di un altro uomo e glielo dice. Quando amministra e valorizza nella stessa misura tanto il suo coraggio quanto la sua paura." (da "Il Sindaco del Rione Sanità" Eduardo De Filippo)

Un pò di cambiamenti

Curando un altro blog di politica "La sinistra che Vogliamo " insieme ad un gruppo di amici blogger,questo blog è in effetti una "fotocopia" dell'altro.Per tale motivo ho deciso di apportare alcuni cambiamenti soprattutto nei contenuti.
La politica analizzata criticamente,secondo il mio punto di vista, sarà sempre presente ma,accanto ad essa cercherò di discutere anche di altre tematiche che riguarderanno la società e l'individuo,il pensiero speculativo antico e moderno,i problemi del nostro tempo che possono anche travalicare il campo della politica come "fatto" in se.
Spero di essere compresa da chi mi legge
B L O G I N
R I S T R U T T U R A Z I O N E

VASCO ROSSI _BASTA POCO_