“Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali e fui sollevato perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti e io non dissi niente perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me e non c’era rimasto nessuno a protestare”. (Bertolt Brecht)

giovedì 23 dicembre 2010

E' Natale: ognuno fa gli auguri secondo lo stile di vita!


E ogni cittadino dovrebbe riflettere!



A san Gregorio armeno le ultimissime novità sul presepe:

mercoledì 24 novembre 2010

NAPOLI E' PULITA...non lo sapevate? Ha mantenuto le promesse.Mi svegliate.. please:)))))))



"I rifiuti sono stati rimossi","Lei deve smetterla di interrompere quando si tenta di dare una informazione corretta rispetto a un misfatto","È la solita prepotenza, lei crede che la Rai sia sua invece è pagata da tutti gli italiani. Siete dei mistificatori è la solita tecnica che non può funzionare con me che di tv, se permette, ne so più di lei" ..il premier(???) a Ballarò: 0)
COME? COME? COME?COME?COME?COME?
DAVVERO?DAVVERO?DAVVERO?
Scusatemi... ma allora io ho le visioni.
L'altro ieri passavo per Porta Nolana....e ho visto cumuli di MUNNEZZA... poi nei pressi dell'Università, Facoltà di Lettere e Filosofia...stesse scene....
boh...sono diventata una visionaria!
PERCHE'....TESI E ANTITESI... le distinguiamo ancora?????
..lo spirito guida del premierino stasera gli ha detto che i rifiuti di Napoli li vediamo solo noi...Lui il problema lo ha risolto e la spazzatura non c'è più....siamo dei mistificatori. Floris è un mistificatore ...la telecamera del reporter è taroccata mentre invece Minzolini non è stato ancora raggiunto dal suo spirito e, anche se ha mostrato la dichiarazione dell'ispettore, a breve rientrerà nei ranghi della verità. Ragazzi ... siamo tutti visionari... Napoli è pulita...CAPITO???? Ma quando manderanno il pronto intervento psichiatrico a palazzo Grazioli? Magari gli faranno prima terminare il festino.AHAHAJAHAHAH
Questo è matto da legare. Altro che giornali da lui definiti matti... questo è un mistificatore planetario, una sheggia impazzita ... capace di negare anche che sua madre lo ha partorito:DDD Magari dirà di essere stato concepito per opera e virtù dello spirito santo. Ecco perchè chi lo segue e lo vota non ha le rotelle a posto.ROBA DA PAZZI!!!
Sono letteralmente saltata dalla sedia. Svegliatemi da questo brutto sogno!!!
QUI E' D'OBBLIGO UN SONORO PERNACCHIO EDUARDIANO!

giovedì 18 novembre 2010

"Vieni via con me"...per la Lega "Nascondere per me":))





Il ciclone Vieni via con me, neanche a dirlo - più di 9 milioni di spettatori, record assoluto per Rai tre - sta sconvolgendo le beate abitudini dei politici, soprattutto quelli al governo: per personaggi d’altra parte abituati a Minzolini e Mimun deve essere difficile mandare giù una trasmissione che sembra non fare prigionieri; ultimo l’attacco di Avvenire e Osservatore Romano per come sono state affrontate la questione Eluana e il caso Welby.

La giornata di ieri del ministro dell’interno Maroni è stata molto intensa, visto che ha passato il tempo a inondare le agenzie stampa di comunicati su quanto fosse sdegnato, addirittura pretendendo uno spazio per replicare o ‘guardarsi negli occhi’ stile far west. Sacrosanta la risposta di Loris Mazzetti, responsabile del programma:

Il ministro ha a disposizione i telegiornali e tante trasmissioni di approfondimento politico. Da noi i politici vengono solo se funzionali al racconto. Se noi abbiamo detto cose non vere, cose smentibili, se lo abbiamo ingiuriato che si rivolga alla magistratura.

Ha ragione da vendere in quanto i politici in Italia già abusano di salotti televisivi e tg spot: non si capisce veramente per quale motivo un ministro dell’interno debba pretendere che una trasmissione diventi tribuna elettorale. Anzi, si capisce fin troppo bene.
Il valore per Maroni non è smentire le cose in se’, ma contare sul grandissimo pubblico di Vieni via con me per farlo.
I politici di Pdl e Lega hanno questo strano doppio comportamento quando si parla di televisione: pretendono un diritto alla replica quando gli fa comodo, per il resto visto il loro quasi monopolio televisivo non si preoccupano di concederlo, o non paiono particolarmente infastiditi dalla sproporzione di tempo che i tg dedicano a loro e non a tutti gli altri partiti.
Il punto è che il successo di Vieni via con me è legato anche a precise scelte, una di queste è invitare i politici solo se funzionali al canovaccio delle trasmissione.
Perché dovrebbero snaturare un programma così riuscito per le paturnie di Maroni, che ha tutto il resto della settimana e i vari Porta a Porta e Matrix oltre a quotidiani e radio per rispondere?
La foga di Maroni non fa altro che dimostrare la voracità e la bulimia dei politici quando si parla di media: e solo in Italia può succedere che un ministro ‘esiga’ di partecipare a una trasmissione per controbattere.
Il ministro forse dovrebbe sapere che il successo della trasmissione è anche legato all’insofferenza e non più sopportazione di atteggiamenti come i suoi.
Di cosa ha paura la Lega? Perché Maroni non dice cosa avrebbe detto di falso Saviano? Non lo dice perché lo scrittore campano ha raccontato un fatto, e rispolverato un’idea che è alla base della Lega: brava ad urlare, molto realista quando si tratta di scendere a patti con la malavita locale o i ‘ladroni’ di Roma.
Questa la risposta di Saviano alle accuse di Maroni:
Sono stupito e allarmato dalle parole del ministro Maroni. Non capisco di quali infamie parli. Temo che abbia visto un’altra cosa. Lo invito a rivederla e riascoltarla:io ho parlato solo di fatti, frutto di un’inchiesta giudiziaria dell’Antimafia di Milano e Reggio Calabria sul nuovo assetto della ‘ndrangheta e sulla sua presenza culturale, politica ed economica in Lombardia. Fatti che dovrebbero preoccupare il ministro dell’Interno invece di spingerlo ad accusare chi li denuncia.
Le parole di Saviano in televisione sono già state scritte molte volte dai giornali, e Maroni non si è mai scandalizzato: il problema quindi è che sono state dette in televisione e in una delle trasmissioni più viste di sempre. Il problema quindi è la paura che venga toccata l’immagine della Lega ‘dura’ e ‘pura’, non il fatto che la Lega scenda a patti con la malavita. Quello va bene, l’importante è che non si sappia.

Fonte
Nella RAI dei servi si danno da fare:

Il presidente della Rai Paolo Garimberti è “rammariccato” per la mancanza di intesa in Consiglio di amministrazione, ma sottolinea l’opportunità di accordare il diritto di replica all’esponente della Lega. "Il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, come è noto - osserva Garimberti in una nota - ha chiesto di replicare al monologo di Roberto Saviano nella trasmissione ‘Vieni via con me’. Ho detto al Consiglio di amministrazione, perché lo ritengo nell’interesse del Servizio pubblico, che è opportuno dare al ministro la possibilità di esprimere il suo punto di vista sui temi oggetto di contestazione".
"Auspico - tenuto anche conto della disponibilità già mostrata dal direttore Paolo Ruffini di ospitare la replica all’interno della trasmissione ‘Vieni via con me’ - che il direttore generale e il direttore di RaiTre possano concordare serenamente con il ministro Maroni modi e tempi dell’intervento. Mi rammarico profondamente - conclude Garimberti - che in Cda non si sia trovata una linea comune e di buon senso su questa vicenda e si siano invocate leggi e diritti che, applicati alla lettera, avrebbero alla fine portato a una soluzione diversa da quella desiderata dallo stesso ministro Maroni”.
Intanto una lettera di richiamo che prelude all’apertura di un vero e proprio provvedimento disciplinare - con addirittura il rischio forte di incorrere nel licenziamento - è stata indirizzata dall’ufficio del personale della Rai a Loris Mazzetti, capostruttura di Raitre e responsabile della trasmissione 'Vieni via con me'.
La lettera non è ancora materialmente nelle mani di Mazzetti, oggi fuori sede, lo è invece in quelle del direttore di rete, Paolo Ruffini. Lo apprende l’Agi. Il capostruttura ha ora 5 cinque giorni di tempo per replicare alle contestazioni che gli sono mosse. In particolare gli si muovono rilievi per gli articoli scritti per la testata Il Fatto Quotidiano; per le dichiarazioni sul programma di Fazio e Saviano in onda il lunedì sera; le opinioni espresse durante un programma de La7; per le dichiarazioni ritenute "lesive" per l’immagine della Rai.


"Ora ho cinque giorni a disposizione per rispondere, e poi avrò sicuramente il provvedimento disciplinare - dice Mazzetti all’Agi -. Rischio il licenziamento perchè ho a mio carico già più di 10 provvedimenti disciplinari con giorni di sospensione per un totale di 20. Mi aspetto il peggio. Credevo di ricevere i complimenti per una trasmissione che ha fatto oltre 10 milioni di telespettatori, e invece ho ricevuto il benservito..."


Inoltre il direttore generale della Rai Mauro Masi ha convocato per domani pomeriggio il direttore di Raitre Paolo Ruffini. Non è noto il motivo della convocazione ma con ogni probabilità - stando alle indiscrezioni - riguarda la trasmissione ‘Vieni via con me', ovvero trovare il modo perché il ministro dell’Interno Roberto Maroni possa avere l’opportunità di intervenire in diretta ed esercitare il diritto di replica.


____________________________________

Insomma tutti questi casini solo perchè Saviano ha "sputtanato" in TV il Canto e il Controcanto leghista?

Saviano ha detto molto meno di quello che disse Bossi di Berlusconi quando non erano alleati.

Lo apostrofò più volte Mafioso e gli chiese,più volte, dove avesse preso i soldi per costruire il suo impero.

Forse era solo geloso,voleva entrare anche lui nei salotti della "belle epoque mafiopolica":)))

Ora solo perchè si informala gente attraversoun programma seguitissimo...si infiammano e se la fanno sotto?

Dalle mie parti si dice:

Aòòòò...HAI LA CODA DI PAGLIA?




giovedì 21 ottobre 2010

Sindaci:ORDINANZE MEDIEVALI


Sindaco Castellammare vieta minigonne e maxiscollature


ANSA)- NAPOLI), 21 OTT - Minigonne, scollature generose e jeans a vita bassa saranno banditi dalle strade di Castellammare di Stabia per 'ripristinare il decoro urbano e favorire una migliore convivenza civile'. La 'carta' ha 41 articoli: contravvenzioni da 25 a 500 euro a chi si sdraia al sole in pubblico, a chi indossa abiti succinti e a chi gioca a calcio nei giardini pubblici. Multe anche per chi bestemmia. Il nuovo regolamento del sindaco Luigi Bobbio (Pdl) sara' discusso lunedi' in consiglio comunale.

AHAHAHAHAH.....A QUANDO IL BURQA???
E ai lavoratori della Fincantieri chi ci pensa?
Si varano provvedimenti che non si sono visti nemmeno in epoca fascista.

Castellammare di Stabia,la città dei divieti

venerdì 1 ottobre 2010

Al Lavoro!!!


Come volevasi dimostrare. Danari per rilanciare l’economia e combattere una disoccupazione (sempre più) galoppante, non se ne trovano. I soldi per sistemare qualche acrobata di quel circo Barnum che è la politica italiota, beh, quelli, invece, si trovano sempre.

Eh, sì. Perché settembre ormai è finito. E con settembre son finite pure le vacanze e si è tornati al lavoro. Una fortuna non da tutti, visto che il nostro ex Belpaese - sarà bene ricordarlo - negli ultimi due anni ha bruciato qualcosa come 500 posti di lavoro al giorno (o per lo meno, questo dicono gli ultimi calcoli del centro studi della Cgil). Una fortuna toccata - tra l’altro - al signor Marrazzo Piero. Che - per la cronaca - fino a poco fa faceva il governatore del Lazio. E che - sempre per la cronaca - da quest’autunno è tornato a fare il giornalista per mamma Rai. Sempre pagato da tutti gli italiani. E sempre - è lecito supporre - in quota Piddì.

Possibile? Eccome. Perché sì, certo: Marrazzo - che per diventare governatore si era spacciato per uomo tutto casa e chiesa - neppure un anno fa era finito su tutti i giornali per festini con trans e coca. E perché sì, certo: secondo i magistrati che hanno indagato su di lui, il governatore a mignotte ci andava pure con l’auto blu. E perché sì, certo: Marrazzo - all’inizio - aveva per giunta mentito a elettori e giornalisti sostenendo che tutta la storia del filmato a luci rosse che lo ritraeva a braghe calate non era altro che una “bufala”.

E però - perché in Italia c’è sempre un “però” - poi, l’ex governatore ed ex conduttore di “Mi manda RaiTre” ci aveva messo del suo.

Per un po’ - con un vero e proprio coup de theatre - si era perfino ritirato in un convento di frati (a Montecassino). Insomma, si era - pubblicamente - pentito. Aveva - pubblicamente - espiato. E così - a quanto pare e a quanto raccontava una manciata di giorni fa “Il Fatto quotidiano” - anche la televisione pubblica lo ha “perdonato”. E - giustamente - reintegrato.


Tutto è bene quello che finisce bene, quindi? Beh, fino a un certo punto. Rimane, infatti, qualche dubbio. Tipo: ma che fa adesso in Rai il più indimenticabile governatore della storia del Lazio? Risposta: boh. Secondo “Il Fatto”, Marrazzo ha un ufficio nella sede Rai di via Teulada a Roma e la prestigiosa qualifica di direttore. I suoi incarichi, però, sempre secondo “Il Fatto”, non li conosce nessuno. Come, del resto, nessuno conosce neppure l’ammontare del suo attuale stipendio.

Anzi - e per dirla tutta - quasi nessuno neppure sa che l’ex governatore è tornato in forze alla tivù pubblica. Primo: perché va da sè che non è mai comparso in video. Secondo: perché “il Fatto” ha - invero insolitamente - piazzato la notizia ben lontana da prime pagine e titoloni (e l’ha pure nascosta dentro un pezzo che parlava d’altro, ovvero del fatto che Marrazzo era stato pescato da una pattuglia della stradale - in eccesso di velocità, senza libretto di circolazione e senza tagliando assicurativo - mentre scorrazzava in auto a due passi dalla galeotta via dei Due Ponti, quella teatro dei festini di cui sopra). E terzo e per finire: perché nessun grande giornale o telegiornale ha rilanciato la vicenda del ritorno del governatore prodigo.

Unica eccezione: il quotidiano “Libero”. Che ci ha pure aggiunto il carico, svelando che Marrazzo starebbe lavorando sodo per integrare il suo stipendio da giornalista. Domanda: forse facendo - chessò - qualche consulenza? Risposta: no, no, no, no, no. L’ex governatore avrebbe semplicemente chiesto al suo avvocato di fiducia di bussare alle porte della Regione Lazio per avere quello che gli spetta. La pensione da ex consigliere regionale da circa 2mila euro al mese. A 52 anni. Del resto: fare il governatore stanca. Perché si lavora giorno e (in alcuni casi soprattutto) notte. E si corrono pure dei rischi. Come quello di essere segnalati dalla Guardia di Finanza per aver “sprecato” la modica cifra di 36 milioni di euro (di danari pubblici, ovvio). Cosa capitata - a luglio di quest’anno - proprio all’ex governatore Marrazzo (e ad altri uomini dell’assessorato alla Sanità del Lazio).

Che dire di più? Ah, sì. Appunto e come volevasi dimostrare: a volte ritornano; in Italia, sempre. Perché, sapete com’è?, chiodo schiaccia chiodo. E l’ultimo scandalo cancella sempre dalla memoria labile degli italioti quello precedente.

P.S. Dulcis in fundo. In Rai, Piero - figlio del grande giornalista (sempre targato Rai), Giuseppe Marrazzo - ritroverà anche la moglie (o ormai ex moglie?), Roberta Serdoz. Che chiaramente fa sempre la giornalista. E sempre nella piddina RaiTre. Del resto sentirsi soli è brutto. Le coincidenze non finiscono mai. E siamo tutti una grande famiglia. O, al limite, una bella compagnia di giro.

P.P.S. Dimenticavo. E con questo post anche i bamboccioni (alla riscossa) tornano al lavoro, cioè in servizio permanente effettivo. Solo che a noi non ci paga nessuno e tanto meno mamma Rai. Chissà come mai.
Questo blog si denomina politica critica...
Come si può notare è,ideologicamente, di ispirazione sinistra,....come è noto a chi mi conosce,non faccio sconti a nessuno...anzi,la nostra forza(e forse la nostra"disgrazia")è proprio questa...siamo diversi,non riusciremmo mai a chiudere gli occhi quando le storture provengono anche dalla nostra parte. Certo, ci fa male al cuore,forse anche in misura maggiore rispetto a quando sta facendo la pseudodestra al governo......ma la ragione guida il nostro intelletto e la critica e l'autocritica sono il faro che illumina il nostro pensiero.....
Mi duole dirlo ma non posso tacere.....QUESTA SINISTRA...O MEGLIO QUESTA SPECIE DI SINISTRA....NON HA GLI ANTICORPI!

sabato 4 settembre 2010

A.A.A. Cercasi cameriera ...

Vuoi fare la cameriera? Basta sfilare in bikini: la più bella avrà il posto di lavoro al bar
Il concorso di bellezza è riservato alle aspiranti cameriere di un locale di Tezze sul Brenta. Le ragazze verranno giudicate dai titolari e dai sei clienti più affezionati


VICENZA, 3 settembre 2010 - E' pur vero che un bell'aspetto aiuta, nella vita, ma nella società dell'immagine non era ancora successo, a nostra memoria, che per avere un posto di lavoro le aspiranti debbano salire su una passerella. E invece è proprio quello che succederà a Tezze sul Brenta, in provincia di Vicenza, dove il premio di un concorso di bellezza sarà il posto da cameriera in un bar.
L'ideona è venuta ai titolari, padre e figlio, del "Tnt", convinti che una bella cameriera può far guadagnare clienti all’esercizio. Le aspiranti si presenteranno domani sulla passerella di "Miss Tnt Pub", riporta il Corriere del Veneto, e verranno giudicate da una giuria composta dai sei clienti più affezionati del bar e dal proprietario.
Finora si conta una decina di aspiranti miss-cameriera, tutte tra i 18 e i 30 anni - come da regolamento - e tutte residenti nel bassanese. Sono previste sfilate in abito elegante, in tenuta da lavoro e dulcis in fundo in costume da bagno. In più devono cercare di superare alcune prove pratiche."L’idea e’ stata apprezzata - spiega Aurelio Zarpellon 49 anni, uno dei titolari - e non e’ detto che possiamo riproprorla tra sei mesi".

OK! RAGAZZI, ABBIAMO TOCCATO IL FONDO,COMINCIAMO A...SCAVARE(J.Belushi)


Lavoro: concorso per ‘Miss cameriera’, la CGIL Veneto chiede sospensione
Alla vincitrice un posto di lavoro in un bar del vicentino. Questa la nuova, trovata di questi tempi bui e contro la quale si è schierata con forza la CGIL del Veneto. Il sindacato chiede al comune di Tezze sul Brenta, lì dove si trova il bar in questione, di bloccare l'iniziativa “perché celebra in un rito da osteria, la svalorizzazione delle persone e del lavoro i cui segnali stanno emergendo sempre più' frequenti nelle nostre comunità e perché toglie dignità alle donne che per soddisfare l'aspirazione ad un lavoro devono passare per la mercificazione del proprio corpo”. La CGIL chiede il blocco del concorso anche “perché il lavoro è cosa nobile e deve vedere prima di tutto premiate le professionalità e le competenze, anche di una ragazza che serve al bar”. Secondo la CGIL veneta esistono le condizioni perché il Comune possa minacciare il ritiro della licenza. Un secondo appello il sindacato lo rivolge alle donne impegnate nella politica, nelle organizzazioni e nelle istituzioni affinché venga bloccata questa iniziativa che, “oltre ad essere umiliante e lesiva della dignità delle donne, va anche contro le regole antidiscriminatorie nell'accesso al lavoro”.

giovedì 12 agosto 2010

Il Prestigio di Berlusconi nel Mondo, secondo la Stampa Internazionale


Bill Elmott (direttore di “The Economist”)
“Berlusconi non è un caso unico nella nostra storia. È però la prima volta che pubblichiamo un dossier di queste dimensioni [150 pp ndt] su un singolo individuo.
Berlusconi è un caso estremo e merita estreme misure.
In Berlusconi non esiste un singolo problema, ma una accumulazione di problemi. È l'esempio più eclatante di un uomo che ha usato la politica per costruire il proprio impero e per proteggersi dai guai giudiziari. Tanto più grave visto lo smisurato controllo dei media e l'incredibile conflitto di interessi. Non esistono precedenti nei paesi del mondo industrializzato.”

Bill Elmott (direttore di “The Economist”)
“ Da noi il potere giudiziario sarebbe la prima barriera contro l'ascesa al potere di un Berlusconi, le leggi anti-trust poi impedirebbero a ogni singolo individuo di arrivare a costruire un tale strapotere nei media. [...] Un verdetto simile [Previti Imi-Sir ndt] che riguardasse un così stretto collaboratore del premier porterebbe alle immediate dimissioni del premier. Ma da noi un simile problema non potrebbe nemmeno verificarsi perché chi fosse coinvolto in una indagine giudiziaria di quello spessore, si sarebbe dimesso da lunghissimo tempo. È inconcepibile restare in carica quando si è accusati di reati tanto gravi.”

Bill Elmott (direttore di “The Economist”)
“ il nostro giornale difende il business e il libero mercato. Le accuse di Berlusconi ci fanno ridere perché dimostrano che non ha niente di serio con cui attaccarci [...] Noi sosteniamo il capitalismo, ma in una relazione di correttezza con la democrazia. Berlusconi sta abusando del sistema, distorcendo a suo vantaggio le finalità del potere politico. Berlusconi viola tutti i principi per cui noi ci battiamo [...] le grandi concentrazioni di potere sono sempre un grande male, in primo luogo per il business, è per questo che esistono le leggi anti-trust. Nei media sono pericolosissime perché portano alla manipolazione dell'opinione pubblica. Berlusconi aveva promesso al popolo italiano che avrebbe risolto il suo conflitto di interessi, ma non lo ha fatto, sta prendendo in giro il popolo italiano. Per nessuno e in nessun mercato, neanche in quello americano, sarebbe possibile avere una simile percentuale del mercato delle televisioni private, oltretutto Berlusconi influenza pesantemente anche la televisione di Stato [...] che gli orientamenti politici diventino dominanti attraverso i media non è normale, è la caratteristica unica di Berlusconi..”

Mike Meyer (respons. ediz. europea “Newsweek”)
“ Nel panorama economico europeo l'Italia è una delle esperienze più positive. Peccato che la debba rappresentare Berlusconi. I suoi problemi personali, il carnevale di procedimenti penali nei quali è coinvolto, stanno oscurando seriamente il paese e lo stanno trasformando in una sorta di zimbello della Unione Europea. Nessun politico statunitense si potrebbe permettere di essere al centro di così tante polemiche e procedimenti penali.”

José Maria Izquierdo (condirettore di “El Pais”)
“Gli italiani hanno eletto Berlusconi conoscendo bene chi era, da dove veniva, che cosa possedeva, e anche conoscendo tutte le accuse che gli si muovevano contro. Questo rende difficile dire che dovrebbe dimettersi, anche se sarebbe la cosa più logica e normale. In Spagna non esiste, ed è difficile che possa esistere, un fenomeno come quello di Berlusconi a livello di governo centrale...”

Julio Miraballs (vicedirettore di “El Mundo”)
“Le responsabilità politiche di una persona sono separate dalle sue responsabilità imprenditoriali. La responsabilità di una società in caso di corruzione non corrisponde automaticamente a quella del suo proprietario. Se però dovesse risultare chiara la sua implicazione diretta nella corruzione dei giudici, il Berlusconi presidente del Consiglio perderebbe tutta la sua autorità morale. Dovrebbe presentare le dimissioni.”

Andrew Sparrow (commentatore di “The Daily Telegraph”)
“ I giornali e l'opinione pubblica inglesi sarebbero scandalizzati e sconvolti se un premier venisse accusato di aver pagato tangenti a dei giudici. O anche se lo fosse un suo stretto collaboratore. Destra e sinistra ne chiederebbero immediatamente le dimissioni. Peter Mandelson fu costretto alle dimissioni da ministro per una accusa, mai provata, di aver raccomandato un miliardario indiano, finanziatore del Labour, che voleva ottenere il passaporto britannico.”

Stefan Aust (direttore di “Der Spiegel”)
“ Se davvero Berlusconi ritiene se stesso e i suoi amici innocenti e si sente vittima di una magistratura politicizzata, dovrebbe far di tutto per chiarire in sede giudiziaria le gravi accuse che, direttamente o meno, lo riguardano. Sino a che non fa questo, resta un premier sotto sospetto. La scelta delle sue dimissioni è una questione di stile oltre che un problema giuridico, in Germania gli attacchi continui rivolti da Berlusconi e dai suoi sostenitori contro la Magistratura sarebbero impensabili, e impensabili sarebbero anche le azioni della sua maggioranza volte a proteggere per legge il premier e i suoi collaboratori dalle sanzioni giuridiche. Solleverebbero nel paese enormi proteste e alla fine a Berlusconi non resterebbe che dare le dimissioni.”

Giovanni De Lorenzo (direttore di “Der Tagesspiegel”)
“ Forse il ritirarsi dalla carica di presidente del Consiglio non fa parte del modo di essere del “berlusconismo”. Con ciò intendo quella specifica forma di populismo che, godendo di una solida maggioranza parlamentare, fa sentire il premier al di sopra di ogni legge terrena. La Germania deve apparire agli italiani un paese ben strano. È quel paese dove un Ministro dell'Economia si dimise per il fatto di aver raccomandato il marito di una sua cugina. Per l'identità politica dei tedeschi, dopo le catastrofi del totalitarismo nel 20° secolo, una democrazia stabile esige il rispetto sia di istituzioni indipendenti che di media critici. ”

Bob Scheer (editorialista del “Los Angeles Times”)
“ L'America è piena di milionari che si sono dedicati alla causa pubblica. A differenza di Berlusconi loro dissociano gli interessi personali dalla politica, mettono i capitali in blind trust, si dimettono dalle cariche nelle loro società che, in certi casi arrivano a liquidare. Nelson Rockfeller è il simbolo di questo capitalismo illuminato. Berlusconi invece è sciatto rancoroso e vendicativo. Non si fa scrupoli di manipolare la cosa pubblica per avvantaggiare le sue aziende e incrementare il valore dei suoi investimenti. Negli USA un politico che si trovasse implicato in tanti procedimenti giudiziari e venisse accusato di corruzione e falso in atto pubblico sarebbe travolto dalla stampa e dall'opinione pubblica.”

Hervé Gattegno (caporedattore servizi politici di “Le Monde”)
“ Di sicuro in Francia un primo ministro che si trovasse in una situazione simile a quella di Berlusconi non potrebbe rimanere al suo posto [...] In Francia, poi, la legge non prevede nessuna protezione per il capo del governo, che quindi potrebbe essere arrestato domattina se i giudici lo ritenessero necessario [...] Berlusconi ha fatto apposta una legge per salvare se stesso da processi già in corso. Siamo all'acutizzazione esasperata del conflitto di interessi”

Charles Lambroschini (vicedirettore di “Le Figaro”)
“ C'è presunzione di innocenza fino alla condanna finale. In Francia alcuni ministri si sono dimessi perché inquisiti. Solo in seguito la giustizia ha espresso il verdetto. L'interesse dell'Italia adesso è di non fare di Berlusconi un martire.”

Patrick Sabatier (vice-direttore di “Libération”)
“ in Italia Berlusconi faccia come vuole. Certo, ora che è anche presidente di turno dell'Unione Europea, non possiamo non interrogarci sul modo in cui Berlusconi ha usato in passato e usa il potere politico per i suoi interessi privati. E domandarci se questo non ponga anche un problema alla democrazia. Il presidente francese Chirac [anch'egli di centro-destra, ndt] è stato coinvolto in diverse inchieste e finora ha evitato di farsi giudicare. Bisogna però sottolineare che la gravità delle accuse a Chirac era quasi niente rispetto a quelle contro Berlusconi”




Chi non conosce la Storia è condannato a ripeterne gli errori. Ma la Storia è anche maestra di vita.
Ebbene,ripercorriamone qualche episodio. Parliamo di Waterloo: l’esercito francese temuto per la sua velocità dinamica e lo spostamento repentino delle truppe viene affrontato da Wellington che li aspetta, contrariamente alle strategie dell’epoca,a piè fermo. Vanno a sbatterci contro i fantaccini francesi e ne muoiono 48mila. L’Imperatore più fulgido uscito dalla Rivoluzione, il più Brillante, il Geniale, l’Unico, l’Incommensurabile,l'INVINCIBILE viene battuto da un Popolo che è governato da Carlo III, un re cieco e irrimediabilmente demente.
Waterloo conclude la grande avventura napoleonica e cambia la storia dell'Europa
Coraggio ragazzi, anche con un "Capo" come questo possiamo farcela pure noi.

Spero in un Settembre di "fuoco"...
Una "waterloo" che concluda l'avventura più brutta italiana dal dopoguerra,questo tsunami da cloaca all'ennesima potenza,questo schifo cui assistiamo da un pò di anni e che,in questi ultimi giorni sta esplodendo in maniera "grottesca"... e che cambi la storia d'Italia.
BUONE VACANZE A TUTTI!

sabato 31 luglio 2010

“GRAZIE CARO PAPA’” – Lettera del figlio di Paolo Borsellino

Vi consiglio di leggere questa bellissima lettera,parola per parola.
Un uomo,un giudice,un padre...
Leggendo questa toccante lettera ho sentito un nodo alla gola ...
Ammirazione per quest'uomo che, oltre che come giudice, ho scoperto che ha dato ai figli dei valori sani, I VERI VALORI ...ma anche rabbia...perchè è stato lasciato solo a combattere una guerra,è stato fatto ammazzare perchè era un uomo pulito ...gli uomini migliori fanno paura alla"feccia " del potere.



Il primo pomeriggio di quel 23 maggio studiavo a casa dei miei genitori, preparavo l’esame di diritto commerciale, ero esattamente allo “zenit” del mio percorso universitario. Mio padre era andato, da solo e a piedi, eludendo come solo lui sapeva fare i ragazzi della scorta, dal barbiere Paolo Biondo, nella via Zandonai, dove nel bel mezzo del “taglio” fu raggiunto dalla telefonata di un collega che gli comunicava dell’attentato a Giovanni Falcone lungo l’autostrada Palermo-Punta Raisi.

Ricordo bene che mio padre, ancora con tracce di schiuma da barba sul viso, avendo dimenticato le chiavi di casa bussò alla porta mentre io ero già pietrificato innanzi la televisione che in diretta trasmetteva le prime notizie sull’accaduto. Aprii la porta ad un uomo sconvolto, non ebbi il coraggio di chiedergli nulla né lui proferì parola.

Si cambiò e raccomandandomi di non allontanarmi da casa si precipitò, non ricordo se accompagnato da qualcuno o guidando lui stesso la macchina di servizio, nell’ospedale dove prima Giovanni Falcone, poi Francesca Morvillo, gli sarebbero spirati tra le braccia. Quel giorno per me e per tutta la mia famiglia segnò un momento di non ritorno. Era l’inizio della fine di nostro padre che poco a poco, giorno dopo giorno, fino a quel tragico 19 luglio, salvo rari momenti, non sarebbe stato più lo stesso, quell’uomo dissacrante e sempre pronto a non prendersi sul serio che tutti conoscevamo.

Ho iniziato a piangere la morte di mio padre con lui accanto mentre vegliavamo la salma di Falcone nella camera ardente allestita all’interno del Palazzo di Giustizia. Non potrò mai dimenticare che quel giorno piangevo la scomparsa di un collega ed amico fraterno di mio padre ma in realtà è come se con largo anticipo stessi già piangendo la sua.
Dal 23 maggio al 19 luglio divennero assai ricorrenti i sogni di attentati e scene di guerra nella mia città ma la mattina rimuovevo tutto, come se questi incubi non mi riguardassero e soprattutto non riguardassero mio padre, che invece nel mio subconscio era la vittima. Dopo la strage di Capaci, eccetto che nei giorni immediatamente successivi, proseguii i miei studi, sostenendo gli esami di diritto commerciale, scienze delle finanze, diritto tributario e diritto privato dell’economia. In mio padre avvertivo un graduale distacco, lo stesso che avrebbero percepito le mie sorelle, ma lo attribuivo (e giustificavo) al carico di lavoro e di preoccupazioni che lo assalivano in quei giorni. Solo dopo la sua morte seppi da padre Cesare Rattoballi che era un distacco voluto, calcolato, perché gradualmente, e quindi senza particolari traumi, noi figli ci abituassimo alla sua assenza e ci trovassimo un giorno in qualche modo “preparati” qualora a lui fosse toccato lo stesso destino dell’amico e collega Giovanni.

La mattina del 19 luglio, complice il fatto che si trattava di una domenica ed ero oramai libero da impegni universitari, mi alzai abbastanza tardi, perlomeno rispetto all’orario in cui solitamente si alzava mio padre che amava dire che si alzava ogni giorno (compresa la domenica) alle 5 del mattino per “fottere” il mondo con due ore di anticipo. In quei giorni di luglio erano nostri ospiti, come d’altra parte ogni estate, dei nostri zii con la loro unica figlia, Silvia, ed era proprio con lei che mio padre di buon mattino ci aveva anticipati nel recarsi a Villagrazia di Carini dove si trova la residenza estiva dei miei nonni materni e dove, nella villa accanto alla nostra, ci aveva invitati a pranzo il professore “Pippo” Tricoli, titolare della cattedra di Storia contemporanea dell’Università di Palermo e storico esponente dell’Msi siciliano, un uomo di grande spessore culturale ed umano con la cui famiglia condividevamo ogni anno spensierate stagioni estive.

Mio padre, in verità, tentò di scuotermi dalla mia “loffia” domenicale tradendo un certo desiderio di “fare strada” insieme, ma non ci riuscì. L’avremmo raggiunto successivamente insieme agli zii ed a mia madre. Mia sorella Lucia sarebbe stata impegnata tutto il giorno a ripassare una materia universitaria di cui avrebbe dovuto sostenere il relativo esame il giorno successivo (cosa che fece!) a casa di una sua collega, mentre Fiammetta, come è noto, era in Thailandia con amici di famiglia e sarebbe rientrata in Italia solo tre giorni dopo la morte di suo padre.
Non era la prima estate che, per ragioni di sicurezza, rinunciavamo alle vacanze al mare; ve ne erano state altre come quella dell’85, quando dopo gli assassini di Montana e Cassarà eravamo stati “deportati” all’Asinara, o quella dell’anno precedente, nel corso della quale mio padre era stato destinatario di pesanti minacce di morte da parte di talune famiglie mafiose del trapanese. Ma quella era un’estate particolare, rispetto alle precedenti mio padre ci disse che non era più nelle condizioni di sottrarsi all’apparato di sicurezza cui, soprattutto dolo la morte di Falcone, lo avevano sottoposto, e di riflesso non avrebbe potuto garantire a noi figli ed a mia madre quella libertà di movimento che negli anni precedenti era riuscito ad assicurarci.

Così quell’estate la villa dei nonni materni, nella quale avevamo trascorso sin dalla nostra nascita forse i momenti più belli e spensierati, era rimasta chiusa. Troppo “esposta” per la sua adiacenza all’autostrada per rendere possibile un’adeguata protezione di chi vi dimorava. Ricordo una bellissima giornata, quando arrivai mio padre si era appena allontanato con la barchetta di un suo amico per quello che sarebbe stato l’ultimo bagno nel “suo” mare e non posso dimenticare i ragazzi della sua scorta, gli stessi di via D’Amelio, sulla spiaggia a seguire mio padre con lo sguardo e a godersi quel sole e quel mare.
Anche il pranzo in casa Tricoli fu un momento piacevole per tutti, era un tipico pranzo palermitano a base di panelle, crocché, arancine e quanto di più pesante la cucina siciliana possa contemplare, insomma per stomaci forti. Ricordo che in Tv vi erano le immagini del Tour de France ma mio padre, sebbene fosse un grande appassionato di ciclismo, dopo il pranzo, nel corso del quale non si era risparmiato nel “tenere comizio” come suo solito, decise di appisolarsi in una camera della nostra villa. In realtà non dormì nemmeno un minuto, trovammo sul portacenere accanto al letto un cumulo di cicche di sigarette che lasciava poco spazio all’immaginazione.

Dopo quello che fu tutto fuorché un riposo pomeridiano mio padre raccolse i suoi effetti, compreso il costume da bagno (restituitoci ancora bagnato dopo l’eccidio) e l’agenda rossa della quale tanto si sarebbe parlato negli anni successivi, e dopo avere salutato tutti si diresse verso la sua macchina parcheggiata sul piazzale limitrofo le ville insieme a quelle della scorta. Mia madre lo salutò sull’uscio della villa del professore Tricoli, io l’accompagnai portandogli la borsa sino alla macchina, sapevo che aveva l’appuntamento con mia nonna per portarla dal cardiologo per cui non ebbi bisogno di chiedergli nulla. Mi sorrise, gli sorrisi, sicuri entrambi che di lì a poche ore ci saremmo ritrovati a casa a Palermo con gli zii.
Ho realizzato che mio padre non c’era più mentre quel pomeriggio giocavo a ping pong e vidi passarmi accanto il volto funereo di mia cugina Silvia, aveva appena appreso dell’attentato dalla radio. Non so perché ma prima di decidere il da farsi io e mia madre ci preoccupammo di chiudere la villa. Quindi, mentre affidavo mia madre ai miei zii ed ai Tricoli, sono salito sulla moto di un amico d’infanzia che villeggia lì vicino ed a grande velocità ci recammo in via D’Amelio.

Non vidi mio padre, o meglio i suoi “resti”, perché quando giunsi in via D’Amelio fui riconosciuto dall’allora presidente della Corte d’Appello, il dottor Carmelo Conti, che volle condurmi presso il centro di Medicina legale dove poco dopo fui raggiunto da mia madre e dalla mia nonna paterna. Seppi successivamente che mia sorella Lucia non solo volle vedere ciò che era rimasto di mio padre, ma lo volle anche ricomporre e vestire all’interno della camera mortuaria. Mia sorella Lucia, la stessa che poche ore dopo la morte del padre avrebbe sostenuto un esame universitario lasciando incredula la commissione, ci riferì che nostro padre è morto sorridendo, sotto i suoi baffi affumicati dalla fuliggine dell’esplosione ha intravisto il suo solito ghigno, il suo sorriso di sempre; a differenza di quello che si può pensare mia sorella ha tratto una grande forza da quell’ultima immagine del padre, è come se si fossero voluti salutare un’ultima volta.

La mia vita, come d’altra parte quella delle mie sorelle e di mia madre, è certamente cambiata dopo quel 19 luglio, siamo cresciuti tutti molto in fretta ed abbiamo capito, da subito, che dovevamo sottrarci senza “se” e senza “ma” a qualsivoglia sollecitazione ci pervenisse dal mondo esterno e da quello mediatico in particolare. Sapevamo che mio padre non avrebbe gradito che noi ci trasformassimo in “familiari superstiti di una vittima della mafia”, che noi vivessimo come figli o moglie di ….., desiderava che noi proseguissimo i nostri studi, ci realizzassimo nel lavoro e nella vita, e gli dessimo quei nipoti che lui tanto desiderava. A me in particolare mi chiedeva “Paolino” sin da quando avevo le prime fidanzate, non oso immaginare la sua gioia se fosse stato con noi il 20 dicembre 2007, quando è nato Paolo Borsellino, il suo primo e, per il momento, unico nipote maschio.

Oggi vorrei dire a mio padre che la nostra vita è sì cambiata dopo che ci ha lasciati ma non nel senso che lui temeva: siamo rimasti gli stessi che eravamo e che lui ben conosceva, abbiamo percorso le nostre strade senza “farci largo” con il nostro cognome, divenuto “pesante” in tutti i sensi, abbiamo costruito le nostre famiglie cui sono rivolte la maggior parte delle nostre attenzioni come lui ci ha insegnato, non ci siamo “montati la testa”, rischio purtroppo ricorrente quando si ha la fortuna e l’onore di avere un padre come lui, insomma siamo rimasti con i piedi per terra. E vorrei anche dirgli che la mamma dopo essere stata il suo principale sostegno è stata in questi lunghi anni la nostra forza, senza di lei tutto sarebbe stato più difficile e molto probabilmente nessuno di noi tre ce l’avrebbe fatta.

Mi piace pensare che oggi sono quello che sono, ossia un dirigente di polizia appassionato del suo lavoro che nel suo piccolo serve lo Stato ed i propri concittadini come, in una dimensione ben più grande ed importante, faceva suo padre, indipendentemente dall’evento drammatico che mi sono trovato a vivere.
D’altra parte è certo quello che non sarei mai voluto diventare dopo la morte di mio padre, una persona che in un modo o nell’altro avrebbe “sfruttato” questo rapporto di sangue, avrebbe “cavalcato” l’evento traendone vantaggi personali non dovuti, avrebbe ricoperto cariche o assunto incarichi in quanto figlio di …. o perché di cognome fa Borsellino. A tal proposito ho ben presente l’insegnamento di mio padre, per il quale nulla si doveva chiedere che non fosse già dovuto o che non si potesse ottenere con le sole proprie forze. Diceva mio padre che chiedere un favore o una raccomandazione significa mettersi nelle condizioni di dovere essere debitore nei riguardi di chi elargisce il favore o la raccomandazione, quindi non essere più liberi ma condizionati, sotto il ricatto, fino a quando non si restituisce il favore o la raccomandazione ricevuta.

Ai miei figli, ancora troppo piccoli perché possa iniziare a parlargli del nonno, vorrei farglielo conoscere proprio tramite i suoi insegnamenti, raccontandogli piccoli ma significativi episodi tramite i quali trasmettergli i valori portanti della sua vita.

Caro papà, ogni sera prima di addormentarci ti ringraziamo per il dono più grande, il modo in cui ci hai insegnato a vivere.


Manfredi Borsellino

(La testimonianza del figlio del giudice – pubblicata per gentile concessione dell’editore – chiude il libro “Era d’estate”, curato dai giornalisti Roberto Puglisi e Alessandra Turrisi- Pietro Vittorietti editore).

sabato 24 luglio 2010

Comma “ammazza-blog”: inammissibile lo diciamo noi



Le buone non sono servite a nulla: l’estensione dell’obbligo di rettifica previsto dalla legge sulla stampa del 1948 ai blog sta per diventare legge. E nella sua versione originaria, che prevede una sanzione fino a 12.500 euro per qualunque gestore di siti informatici “ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica” che non proceda alla rettifica entro 48 ore dalla richiesta e secondo precisi criteri di grafici, di posizionamento e visibilità. Gli emendamenti proposti al testo del comma contenente la norma (il 29 dell’articolo 1), sia quelli abrogativi avanzati dal PD che quelli migliorativi, come quello dell’On. Cassinelli del PDL, sono stati ritenuti infatti “inammissibili” dall’On. Bongiorno. Con un provvedimento che l’avvocato Guido Scorza non esita a definire “lapidario” e “pressoché privo di motivazione”. Ad aggiungere al danno la beffa, tutto questo avviene proprio mentre “cade il bavaglio alla stampa”, grazie anche ai voti di PD e UDC all’emendamento del Governo. Che naturalmente non conteneva alcuna previsione riguardante la Rete. Nella battaglia scatenata dai giornali negli ultimi mesi, del resto, non se ne è mai letto praticamente nulla. Come se la libertà di espressione nel nostro Paese non si misurasse già oggi, e sempre più in futuro, su Internet.

Diciamo “le buone” perché il tentativo, inizialmente, è stato quello di provare a far ragionare il legislatore. Metterlo di fronte ad argomenti, a dati di fatto. Ad esempio che sia errato equiparare un blog qualsiasi a una testata registrata. Che sia errato mettere sullo stesso piano la diffusione professionale e amatoriale di notizie. Che sia inconcepibile pretendere da chiunque apra un sito per esprimere liberamente la propria opinione che non possa assentarsi dalla propria pagina per un fine settimana senza rischiare di trovarsi con migliaia di euro da pagare. Che sia antistorico credere che una legge concepita nel 1948 possa cogliere adeguatamente le dinamiche dell’informazione online. Che sia barbaro disincentivare la libera circolazione delle idee, instillare la paura e il sospetto in chi sfidi il “bavaglio” e fornire un ulteriore strumento intimidatorio ai potenti di turno, che potranno agitare la minaccia della rettifica – con tutto il carrozzone giudiziario che ne consegue – a ogni notizia sgradita. Quanti dei blogger, che per la stragrande maggioranza scrivono senza ricavare un euro dalla loro attività e anzi investendo gran parte del loro tempo libero, saranno disposti ad accollarsi le spese adeguate a dimostrare la fondatezza della propria notizia? Pochi. Gli altri finiranno per piegarsi. Magari dovendosi pure registrarsi presso una qualche “autorità” (il tribunale, l’Agcom o chissà che altro) per rendersi reperibili in caso di guai. Dire la verità, insomma, potrebbe non bastare per dormire sonni tranquilli.

È ora dunque di alzare la voce. Tutti insieme. Perché questo non è il primo tentativo di mettere il “bavaglio” alla Rete, e di certo – visto che sta per avere successo – non sarà l’ultimo. Ieri con l’alibi della sicurezza si è burocratizzato come in nessun Paese libero l’accesso da luoghi pubblici e in mobilità. Oggi con la scusa del rispetto per la verità si è fatto un passo in avanti forse decisivo per approvare l’obbligo di rettifica. Domani potrebbe toccare a filtri preventivi e a nuovi reati creati appositamente per il Web. Per colpire la Rete e in particolare i social network, un potenziale di dissenso che dà fastidio a chi l’informazione è abituato a controllarla come gli pare e piace. I disegni di legge ci sono già, basta rispolverarli – o creare l’ennesimo scandalo mediatico sulla Rete perché sia legittimo farlo. Adottare misure di questo tipo rappresenta una tendenza in atto in sempre più paesi nel mondo – ma nessuno di questi è un paese democratico. Quello di oggi è un altro piccolo spostamento nella direzione della Cina, della Birmania e dell’Iran. Ma deve essere l’ultimo.

Per questo chiediamo a tutti i blogger, a tutti i lettori, a chiunque abbia a cuore che la Rete rimanga, pur con tutti i suoi difetti, così com’è di dire no. Di dire basta. Prima che venga ridotta a una grande televisione (anche su questo i primi passi sono già stati fatti). Prima che da un luogo di conversazione diventi un megafono. Lo chiediamo anche a tutti quei giornali che finora hanno taciuto l’esistenza di questo comma, evitando perfino di prendere posizione. Come se questo non fosse un dibattito decisivo per il futuro della libertà. Bene, è ora di schierarsi, e di farlo subito, perché il tempo stringe. È ora di dire all’On. Bongiorno e al Parlamento che se c’è qualcosa di “inammissibile” è questa norma. Che non piace all’opposizione e nemmeno – e qui si rasenta il farsesco – a larghi settori della maggioranza, che pure l’ha proposta. Dimostriamo al legislatore che non piace alla Rete e alla società civile. Chiediamogli di abrogare il comma 29. Prima che faccia danni irreparabili.
Pubblicizziamo al massimo questa informazione...più siamo più la"voce" si alzerà contro queste indecenze.
Non capisco neanche più l'opposizione,specie ilPD che mi sembra davvero il PDmenoL.....
Si potrebbero mandare anche delle e-mail alle segreterie dei partiti...o altro.
Facciamoci venire delle idee.Ci vuole mobilitazione.Resistere Resistere Resistere

lunedì 19 luglio 2010

19 Luglio 1992...non dimenticheremo MAI!



NON DIMENTICHEREMO MAI
NEL NOME DI PAOLO BORSELLINO,GIOVANNI FALCONE,ROCCO CHINNICI...
sarà sempre e solo RESISTENZA!

"La lotta alla mafia dev'essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell'indifferenza, della contiguità e quindi della complicità"

"Politica e mafia sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio, o si fanno la guerra o si mettono d'accordo." Paolo Borsellino

Questi sono i nostri eroi


lunedì 12 luglio 2010

Dono a Lady Bossi: arrivano 800mila euro per la scuola padana




Da Roma «ladrona» un fiume di denaro alla «Bosina» di Varese: l’istituto della moglie del Senatùr diretto da un ex senatore leghista
Gian Marco Chiocci

Trecentomila euro per il 2009 e 500mila euro per il 2010. Le ristrutturazioni costano, e se c’è un aiuto statale è meglio. Quello stabilito nel decreto del ministro del Tesoro lo scorso 9 giugno è stato particolarmente generoso con la Scuola Bosina di Varese. Un nome che forse dice poco ai più, ma che nella Lega Nord dice molto. La Scuola Bosina, o Libera Scuola dei Popoli Padani (una delle associazioni della galassia Lega nord), è stata infatti fondata nel 1998 dalla signora Manuela Marrone, «maestra di scuola elementare di lunga esperienza» (spiega il sito della scuola), ma soprattutto moglie di Umberto Bossi.
La signora Marrone è tuttora tra i soci della cooperativa che dà vita a questa scuola materna, elementare e secondaria improntata alla cultura locale, alle radici e al territorio. Presidente della scuola è Dario Galli, che oltre a occuparsi di pedagogia padana è stato anche senatore della Lega. Proprio il Senato, con la commissione Bilancio (di cui la Lega ha la vicepresidenza), ha formalizzato l’elenco di enti beneficiari dei contributi stanziati nel «Fondo per la tutela dell’ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio» creato nel 2008. Un elenco lunghissimo che comprende associazioni culturali, case di riposo, comuni, fondazioni, diocesi, parrocchie, università e appunto qualche scuola. L’impegno statale per l’istituto scolastico padano è complessivamente di 800mila euro per due anni, 2009 e 2010, rubricato alla voce «ampliamento e ristrutturazione».
Il provvedimento della commissione bilancio ha anche un nome più popolare, «legge mancia», perché in quel modo senatori e deputati assegnano contributi e fondi a enti o amministrazioni che hanno particolarmente a cuore (per circa 200milioni di euro tra Senato e Camera), ovviamente anche a fini elettorali. Non è questo il caso della Lega e della Scuola Bosina, il cui finanziamento (certo, generoso) non serve alla Lega per accontentare il proprio elettorato ma per sostenere un progetto in cui il Carroccio crede molto. Basta leggere la mission dell’istituto sul sito della Lega Nord: «La Scuola Bosina si propone come obiettivo quello di coniugare l’insegnamento previsto dagli organismi competenti con le esigenze del tessuto sociale locale, di formare futuri cittadini integrati nella realtà storica, culturale, economica e industriale che li circonda, pronti a confrontarsi con altri modelli sociali». Il metodo educativo padano si incentra sulla «progressiva scoperta del territorio» che avviene fin dalla scuola dell’infanzia, presentando narrazioni popolari, leggende, fiabe e filastrocche strettamente legate alle tradizioni locali e «numerose visite guidate sul territorio, che consentono al bambino di riconoscere da diverse angolature la propria identità». Identità formata anche con lo studio del dialetto locale (tra cui appunto la lingua bosina, cioè il varesino), considerato fonte di cultura e tradizione da salvaguardare. «Abbiamo voluto questa scuola perché era fondamentale insegnare “dal basso” l'attaccamento alle tradizioni e all'identità del territorio» disse Bossi durante una parata di ministri e autorità, da Maroni alla Moratti, in onore dell’istituto padano.
La società cooperativa, con sede legale a Varese, ha chiuso il bilancio 2008 con una perdita di 495.796 euro, anche se le iscrizioni non vanno affatto male. Due anni fa, raccontò Panorama, gli alunni erano cresciuti del 25% e per la prima volta la Scuola Bosina era stata costretta a creare le liste di attesa per i suoi studenti. Forse da lì l’esigenza di ampliarsi e ristrutturarsi, grazie agli 800mila euro gentilmente concessi dai senatori.
Il Giornale.it 12 luglio

Scuola Bosina

Da questa si possono fare due riflessioni:
1) Praticamente "Roma ladrona" ripiana graziosamente le perdite di due anni della "scuola di famiglia". Con i soldi pubblici, ovviamente...
Ciò sta ad indicare che"RomaLadrona" è sempre stato lo slogan "acchiappallodole"
Insomma "Roma Ladrona",la mamma di tutti gli sprechi e intrallazzi, ma poi non rinunciano alla loro fetta di torta . Una fetta dataalla"scuola di famiglia" Embè..mica so fessi ....fessi semmai sono coloro che li votano ..poerelli ....


2) Una notizia del genere pubblicata da "il Giornale,dopo la cena"vespasiana " ...suona come un avvertimento per i leghisti ....


LE CREPE DELLA TORRE DI BABELE ....DELLO SGOVERNO BERLUSCONI.




ERANO GIA' RECIDIVI ...e questo è solo un assaggio.

Questo è l'altro rampollo ...da poco accasato ..LA POLITICA RENDE !!!!!


sabato 10 luglio 2010

Visioni per riflettere....milieu italiano

Auguri al capo del Partito dell'amore.




Spot perl'Italia...i due volti ...magici del nostro Paese....

giovedì 1 luglio 2010

VERGOGNE ITALIANE

VERGOGNOSO SULLA CONDANNA PER CONCORSO ESTERNO IN ASSOCIAZIONE MAFIOSA PER MARCELLO DELL'UTRI,StudioAperto rvolta la frittata.....

Non ci sono parole. Come è potuto accadere tutto ciò?
Questo giornalista di casa berlusconi si rivolge ad un popolo di COGLIONI
Un popolo incapace di intendere e volere
Se Dell'Utri rimane in libertà e percepisce lo stipendio e i benefici da parlamentare e il popolo italiano non fa una piega, allora ha ragione Marcello, fondatore, allenatore e suggeritore di Forza Italia, a definire eroe il pluriomicida Mangano. E ha ragione anche Berlusconi a definirci coglioni, e "Minchiolini"
a fare telegiornali sull'assoluzione di Dell'Utri.
Nei bar:
Avete saputo la notizia?
Quale?
Dell’Utri è stato assolto.
Davvero? E chi te l’ha detto?
L’ha detto ieri il TG1….

Minzoliiiini, "mall'anme e chi t’è muort", mi stavi mandando il caffè di traverso…



QUESTA POI E' DAVVERO IL MASSIMO PUNTO DELLA MISTIFICAZIONE


La “nuova cultura”, veicolata dalle TV berlusconiane, ha attecchito su un terreno fertile, concimato da 40 anni di DC , dalle sconfitte di una sinistra a perdere, da tante clamorose bugie, ripetute all'infinito in modo che entrino nella testa di tanti poveri idioti.
Una domanda è d'obbligo.
Ma in Italia ci sono così tanti idioti?
Insomma oggi in Italia essere onesti non paga, si diventa fessi?
Ma in quale schifezza di Paese vivo?
CHE VERGOGNA!
"nu se ne pò cchiùùùùùùùùùùùù" !!!!!

sabato 19 giugno 2010

Aldo Brancher è un nuovo ministro della Repubblica italiana. Navighiamo nell'oro, avevamo bisogno di un nuovo ministro per attuare il federalismo.


ROMA - Aldo Brancher è un nuovo ministro della Repubblica italiana. Il ministero, senza portafoglio, è quello dell’Attuazione del federalismo.

AVETE LETTO BENE ...MINISTRO ALL'ATTUAZIONE DEL FEDERALISMO.

I programmi della Lega, quindi, sempre più al centro dei programmi del governo. Sulla nomina di Brancher sono infuriate le polemiche dell’opposizione. In prima fila, e non poteva essere altrimenti, Tonino Di Pietro, anche perché lui Brancher “lo conosce bene.”

In realtà il curriculum di Brancher non è dei più rassicuranti per uno che, citando lo stesso Di Pietro, deve governare la “res publica”, il bene comune.


Ex prete paolino, Brancher, dopo un periodo di collaborazione come dirigente con Fininvest, viene eletto alla Camera nel 2001, vicepresidente del gruppo di Forza Italia, è stato rieletto nel PDL nel 2008. All’epoca di “Mani Pulite”, Brancher fu detenuto nel carcere di San Vittore per 3 mesi, poi rilasciato per decorrenza dei termini di custodia cautelare. Fu condannato sia in primo sia in secondo grado per falso in bilancio e finanziamento illecito al partito socialista.In cassazione il reato di finanziamento illecito andò in prescrizione, mentre il falso in bilancio fu depenalizzato da una legge dello stesso governo Berlusconi. Successivamente Brancher viene indagato a Milano per ricettazione nell’indagine sullo scandalo dalle banca Antonveneta e la scalata di Fiorani, per la quale avrebbe un’udienza il 26 giugno, ma , come afferma la capogruppo del Pd nella commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti. “Con questa nomina Brancher potrà a pieno titolo evitare di comparire all'udienza…”Di Pietro come al solito è durissimo: "Ricordo molto bene Brancher coinvolto in Tangentopoli per fatti molto gravi, e a me pare che il messaggio che si manda ai cittadini sia uno solo: il delitto paga e che conviene fare il delinquente perché magari si diventa anche ministro".Brancher replica al leader Idv: "Non ho mai avuto nessuna condanna. Chi mi ha inquisito ha fatto buttare i soldi allo Stato. Le imputazioni che mi sono state addebitate sono cadute perché il fatto non sussisteva e Di Pietro dovrebbe saperlo bene".
Ma la prescrizione è cosa diversa dalla non sussistenza del fatto.Il segretario del Pd, Pierluigi Bersani dichiara: "Non capisco che senso abbia un altro ministro che si occupa di federalismo visto che di fatto sono già tre", dice. "Spero che a questo punto non facciano tre sottosegretari al Nord, al Sud e alle Isole".Dello stesso avviso Lorenzo Cesa, segretario dell'Udc “C'è da rimanere sconcertati davanti alla nomina di un nuovo ministro per il Federalismo, quando già esistono tre dicasteri come quelli di Calderoli, Bossi e Fitto". "Se di fronte ai drammatici problemi degli italiani, la risposta del governo è un ministero in più per Brancher, c'è da mettersi le mani nei capelli…”
Questo è il governo del fare..... si, del fare i kaiser propri
Questo è il governo contro gli sprechi.... si, infatti, ha nominato un nuovo dicastero.
Questo è il governo ahahahah che vuole fare la legge anticorruzione ... si, infatti nomina Aldo Bracher a ministro.
Questo è il governo che razionalizza le entrate...si, infatti, poichè navighiamo nell'oro, c'era bisogno di un nuovo ministro,per il federalismo (fantomatico) Calderoli, Bossi e Fitto non bastavano, avevano bisogno di un sostegno ,(poveri inetti) di uno come Bracher.
Insomma, diciamo a Napoli" Steveme scarz":))))
POVERA ITALIA! IN MANO AD INETTI,PARASSITI, APPROFITTATORI.

mercoledì 16 giugno 2010

POMIGLIANO: emblema del ritorno della schiavitù


Pomigliano rappresenta una partita di più vasto significato in cui si giocano due modelli socio-economici inconciliabili: quello del lavoratore e quello del nuovo schiavo.
L’accordo sul destino della Fiat di Pomigliano d’Arco, vede l’opposizione della sola Fiom Cgil pronta già allo sciopero, e rappresenta il primo importante passo verso la controriforma del mondo del lavoro che questo Governo sta cercando di realizzare da mesi, sfruttando come paravento di copertura la crisi economica.
Un "salvacondotto governativo che sa di beffa per i diritti dei lavoratori, conquistati con sacrifici e lotte che i padri degli attuali operai ricorderanno con le lacrime agli occhi.


La Fiat infatti si impegna ad investire a Pomigliano, soltanto se viene riconosciuta la possibilità di licenziare quei lavoratori in sciopero che in qualsiasi modo mettano in discussione l’accordo. Tradotto: la fine dell’articolo 40 della Costituzione, quello che dopo il Fascismo fu voluto dai padri costituenti per garantire ciò che la dittatura aveva cancellato, cioè il diritto di chi lavora a difendersi con l’astensione dall’occupazione. Un diritto costituzionale individuale rispetto a cui nessuna organizzazione può sottoscrivere la rinuncia. Punizione dei sindacati che proclamano questo tipo di lotta e che si vedranno privati del versamento dei contributi e sospensione dei permessi sindacali previsti dallo Statuto dei lavoratori.
E' un pauroso ritorno ritorno al passato, ad una condizione antecedente al 1970, quando lo Statuto fu approvato segnando un traguardo importante.


LA REITERAZIONE DELLA SCHIAVITU


Cessazione del pagamento della malattia di fronte ai picchi di assenteismo e cancellazione dei permessi elettorali: tutto in violazione della legge e dei contratti attuali. Pomigliano è dunque il palcoscenico delle prove generali di una “recita” pericolosa: quella che vuole uccidere la forza del sindacato; distruggere il Contratto nazionale di lavoro per la contrattazione locale o aziendale, che rende il lavoratore solo e quindi debole; restringere lo spettro dei diritti, dissenso compreso, violando la Costituzione e la legge. Perciò accettare questo ricatto non è possibile. Per Pomigliano e per il Paese, per il futuro dei lavoratori.
Pomigliano, nell'uno o nell'altro caso, farà scuola. E' in bilico la dignità e il diritto, la tutela della salute,. Il trionfo della classe dominante sui diritti dei più deboli e quindi ricattabili. Uno schifo!
Il lavoro è dignità non carità/



giovedì 10 giugno 2010


INTERCETTAZIONI: "LISTIAMO I SITI A LUTTO. SUBITO UNA GRANDE MANIFESTAZIONE NAZIONALE!"

Da Articolo 21,La Redazione




"Quella di oggi sarà la giornata nera per l'articolo ventuno della Costituzione. Da oggi Articolo21 ha deciso che listerà a lutto il proprio sito e invita tutti i siti e blog a fare lo stesso". Lo afferma Giuseppe Giulietti portavoce di Articolo21. "Con il voto di fiducia al Senato si compie un autentico delitto contro lo stato di diritto. Si sta realizzando l'antico sogno della Loggia P2 di oscurare i poteri di controllo. Non basta più indignarsi, per questo è necessario promuovere immediatamente una grande, unitaria manifestazione nazionale contro la macelleria politica e sociale in atto e raccoglieremo da oggi le firme per promuoverla".
LEGGI E SOTTOSCRIVI L'APPELLO: "SUBITO UNA GRANDE MANIFESTAZIONE NAZIONALE"
La fiducia anche per censurare. Quando diremo basta?- di Ottavio Olita / Anticamera di una dittatura - di Roberto Morrione / Con il Ddl Alfano ci vogliono togliere l’ultima cosa che ci resta: il coraggio di informare - di Giorgio Santelli* / Le famiglie Cucchi e Aldrovandi contro il bavaglio - di Filippo Vendemmiati / "La Legge penalizzerebbe pesantemente anche gli editori". Intervista a GIUSEPPE LATERZA - di Gian Mario Gillio / ANDREA PURGATORI: "questo governo opera per restringere i confini delle libertà democratiche" - di Roberto Secci / Intercettazioni: la lunga battaglia contro il Ddl Alfano può e deve essere vinta - di Roberto Natale / Manovra economica, intercettazioni: quando l’informazione si confonde con la propaganda - di Ottavio Olita / Intercettazioni: intervista ad ANTONIO PADELLARO: "siamo pronti a violare questa legge perché ingiusta e inaccettabile" - di Debora Aru / La leggenda del buon poliziotto - di Federico Orlando / EZIO MAURO (Repubblica) ed EMILIO CARELLI (SkyTg24): "fermiamo la legge" - di Gianni Rossi / "Organizzeremo una grande manifestazione nazionale". Intervista al segretario Fnsi Franco Siddi / Il testo del documento comune concordato dai direttori delle maggiori testate italiane che hanno preso parte all'incontro promosso dalla Fnsi sul ddl intercettazioni / Ddl intercettazioni. Il comunicato dell'Usigrai / ULTIM'ORA: IL PRESIDENTE DEL SENATO RENATO SCHIFANI TELEFONA AL SEGRETARIO DELLA FNSI FRANCO SIDDI E LO RASSICURA SUL DDL INTERCETTAZIONI - ASCOLTA L'INTERVISTA "La Legge penalizzerebbe pesantemente anche gli editori". Intervista a GIUSEPPE LATERZA - di Gian Mario Gillio / ANDREA PURGATORI: "questo governo opera per restringere i confini delle libertà democratiche" - di Roberto Secci / Intercettazioni: la lunga battaglia contro il Ddl Alfano può e deve essere vinta - di Roberto Natale / Manovra economica, intercettazioni: quando l’informazione si confonde con la propaganda - di Ottavio Olita / Intercettazioni: intervista ad ANTONIO PADELLARO: "siamo pronti a violare questa legge perché ingiusta e inaccettabile" - di Debora Aru / La leggenda del buon poliziotto - di Federico Orlando / EZIO MAURO (Repubblica) ed EMILIO CARELLI (SkyTg24): "fermiamo la legge" - di Gianni Rossi / "Organizzeremo una grande manifestazione nazionale". Intervista al segretario Fnsi Franco Siddi / Il testo del documento comune concordato dai direttori delle maggiori testate italiane che hanno preso parte all'incontro promosso dalla Fnsi sul ddl intercettazioni / Ddl intercettazioni. Il comunicato dell'Usigrai / ULTIM'ORA: IL PRESIDENTE DEL SENATO RENATO SCHIFANI TELEFONA AL SEGRETARIO DELLA FNSI FRANCO SIDDI E LO RASSICURA SUL DDL INTERCETTAZIONI - ASCOLTA L'INTERVISTA

mercoledì 9 giugno 2010

Veneto, Italia: "no ai trapianti per gli handicaps gravi e per i poco intelligenti"

Charles Darwin

- Ormai siamo al "razzismo darwinista" o alla "soluzione finale nazista" sotto mentite spoglie


Veneto, no ai trapianti per gli handicap gravi di Maria Zegarelli. ---- Uno scivolone, l’ennesimo, che stavolta ha fatto fare all’Italia una figuraccia davanti al mondo scientifico internazionale. Uno scivolone e un uso maldestro - preferiamo pensarla così - delle parole e del loro significato che hanno costretto la Lega a a ingranare la retromarcia. L’handicap e il trapianto Questa la storia: nell’allegato A delle «linee Guida per la Valutazione e l’assistenza psicologica in area donazione -trapianto» del marzo 2009, la Regione Veneto ha escluso dai trapianti di organo le persone con danni cerebrali irreversibili; quelle con ritardo mentale fissando il quoziente intellettivo inferiore a 50 e coloro che hanno tentato da poco il suicidio. Fattori questi ritenuti «controindicazioni assolute».

Di questa gravissima discriminazione non se ne è fatta parola fino a quando due docenti cattolici del Gemelli di Roma, Nicola Pannocchia e Maurizio Bossola e uno psicologo dell’Università della California, Giacomo Vivanti, non hanno sollevato il caso raccontandolo su una delle più prestigiose riviste americane, «American Jorunal of Transplantation». «Non c’è nessuna prova scientifica che giustifichi l’esclusione dal trapianto delle persone con disabilità intellettiva - hanno argomentato i tre professori -, tanto più che il quoziente intellettivo, con cui si determina l’entità del ritardo mentale, non è uno strumento idoneo». C’è chi si è chiesto se l’Allegato A non fosse il frutto di un tentativo di stabilire un improbabile quanto assurdo limite invalicabile tra il diritto al trapianto e la sua negazione spiegandolo con la limitatezza degli organi. Ora, se è vero che può non aver senso trapiantare organi in un malato affetto da metastasi e dunque con una previsione di vita estremamente breve, è pur vero che trasferire questo criterio a persone con un quoziente intellettivo inferiore a 50, o con un tentativo di suicidio alle spalle, assume contorni ben diversi. ----- LA CONVENZIONE ONU ----- Intanto confligge con quanto prevede la Convenzione dell’Onu sui diritti delle persone con disabilità, ratificata dal nostro Parlamento nel marzo 2009: «Le persone con disabilità hanno il diritto di godere il più alto standard conseguibile in salute, senza discriminazioni sulla base della disabilità». Non solo: a queste persone va fornita «la stessa gamma, qualità e standard di servizi e programmi sanitari, gratuiti o a costi sostenibili forniti alle altre persone». Parole chiare, inequivocabili, per il resto del mondo, non per la giunta Veneta che dopo aver scatenato la protesta di medici, consiglieri Pd, Radicali e associazioni di famigliari di portatori di handicap psico-fisici, è stata costretta a correre ai ripari, senza rinunciare tuttavia a tentare di scaricare le proprie «leggerezze» su altri. «Oramai è chiaro che quella del Pd è una vera e propria campagna ideologica perché, nel merito, non si spiega altrimenti il fatto che ci sia ancora qualcuno che si ostina a non vedere, non sentire e non capire che le linee guida del Veneto in materia di trapianti non discriminano assolutamente nessuno», ha infatto sostenuto l’assessore alla Sanità Luca Coletto annunciando che di questo polverone sollevato qualcuno «dovrà assumersi la responsabilità». ------ Sta di fatto che le cose dette una base di fondamento dovevano averla se la stessa Giunta si è affrettata a emanare, lo scorso 3 giugno, una «circolare applicativa» relativa proprio all’Allegato A nella quale non compaiono più le «controindicazioni assolute», ma anzi, si scrive che il documento è «fondamentalmente rivolto a garantire, in ogni possibile condizione, il più alto livello assistenziale possibile». Si scrive anche che, laddove ci si trovi di fronte a condizioni cliniche «che compromettono la capacità del paziente di comprendere le implicazioni del trapianto», devono scattare misure di assistenza post-trapianto tali da garantire tutta l’assistenza medica e psichica necessaria al paziente. E se non esistesse una rete familiare e sociale in grado di far fronte a questo percorso, «sarà necessario coinvolgere, da parte degli operatori del Centro di riferimento, tutta la rete di sostegno sociale pubblica». ----- L’assessore ritiene «stupefacente che ci si continui ad attaccare alla dicitura scientifica "controindicazioni assolute"», e teme addirittura che questo polverone possa allontanare la gente «dal concetto di donazione come atto d’amore». I consiglieri regionali Pd, Piero Ruzzante, Pigozzo e Azzalin, che hanno presentato un’interrogazione urgente e denunciato il tutto in una conferenza stampa, sono di diverso avviso. «Questa è la prima vera vittoria nella nuova legislatura dal parte del Pd- commenta Ruzzante -. ma ancora non basta: ora chiediamo che la circolare applicativa diventi parte integrante delle linee guida della Regione sulla regolazione dei trapianti». Che si cancellino, cioè, due parole.
(L’Unità 08 giugno 2010)


E il loro Q.I.???

LA SELEZIONE NATURALE DELLA SPECIE - «La conservazione delle differenze e variazioni individuali favorevoli, e la distruzione di quelle nocive, sono state da me chiamate selezione naturale, o sopravvivenza del più adatto. Le variazioni che non sono né utili né nocive non saranno influenzate dalla selezione naturale, e rimarranno allo stato di elementi fluttuanti, come si può osservare in certe specie polimorfe, o infine, si fisseranno, per cause dipendenti dalla natura dell'organismo e da quella delle condizioni» (Charles Darwin, L'origine delle specie, 1859)

Plutarco racconta che a Sparta venivano soppressi i bambini che presentavano gravi difetti fisici. Anche nella Roma antica l'eutanasia era tollerata nei confronti degli anziani.

In una regione come il Veneto, dove ancora il 40% della gente si ostina a rimanere perbene nonostante tutto, una maggioranza di stronzi, col cervello devastato da quasi un ventennio di leghismo e di berlusconismo para-leghista, rompe ogni legame coi requisiti minimi che distinguono gli uomini dagli sciacalli. Leggiamo insieme questa descrizione scientifica dello sciacallo (specie "canis") e poi giochiamo a vedere quale classe politica ci viene in mente:"...gli sciacalli occupano una nicchia ecologica simile a quella dei coyote americani, in quanto sono predatori di piccoli animali e, soprattutto, mangiatori di carogne [...] La società degli sciacalli è costituita intorno ad una coppia monogama, che occupa e difende un territorio ben definito. Gli sciacalli sono infatti ferocemente territoriali, ed una coppia respinge con forza le intrusioni di altri esemplari nel proprio territorio, delimitato da marchi fatti con le urine e con le feci [...]

Zaia in ottima compagnia

(A dire il vero sono molto migliori loro)

domenica 6 giugno 2010

ARMANDO SPATARO_ intercettazioni e riforma del processo penale

Intercettazioni: Spataro, Limiti temporali? Irragionevole.

Più grave del lodo Alfano, più pericoloso del processo breve
è la proposta governativa di riforma del processo penale

Gli obiettivi del governo:
superare i termini per la prescrizione del reato e controllare il giudice



Questa settimana è il magistrato Armando Spataro, Procuratore della Repubblica aggiunto presso il tribunale di Milano, l’ospite di Lucia Annunziata.

Un "passo irragionevole"_Intervistato da Lucia Annunziata a "In mezz'ora", Armando Spataro, procuratore aggiunto a Milano, boccia le ultime, possibili modifiche al ddl intercettazioni in materia di limiti temporali. "Attualmente - spiega Spataro - il sistema prevede che ogni indagine penale abbia una durata massima, sei mesi, un anno, a seconda della gravita', prorogabile motivatamente dal giudice su istanza del pm: all'interno di questo periodo si possono usare tutti gli strumenti di indagine, anche le intercettazioni, per la durata dell'indagine. Nel testo approvato alla Camera tutto viene ridotto, per le intercettazioni, a due mesi, cui si e' aggiunto un periodo di due settimane, fino a 75 giorni: vorrei capire perche', ad esempio, al settantesimo giorno, se ho una notizia che riguarda un reato da commettere oppure un'indagine importante devo interrompere l'intercettazione..." "Per far fronte a questa obiezione - continua - ora salta fuori questa proposta per cui, dopo 75 giorni, sarebbe possibile prorogare per successivi periodi di 48 ore: io provo a chiedere a tutti, ma vi rendete conto che cosa significherebbe ogni 48 ore andare a chiedere a un giudice un'ulteriore proroga, portando carte, motivandola: significherebbe essere immobilizzati davanti a un computer, se c'e' e se funziona...". "Vorrei - lamenta il procuratore - che si spiegasse perche' si dice che la sicurezza e' il cuore della politica governativa per quel che riguarda i cittadini e si poi depotenzia lo strumento che la persegue e la assicura, cioe' le intercettazioni". Depotenziamento che riguarda non solo "le attivita' di contrasto contro i crimini meno gravi", perche' "anche quelli di mafia e terrorismo rimarrebbero pregiudicati".
Ma ancora più interessante è la descrizione che Spataro fa del disegno di legge del ministro Alfano sulla riforma del processo penale.
Un'iniziativa che è passata in secondo piano, oscurata dalla bocciatura del lodo e dalla presentazione del processo breve, ma che è persino più grave.
Con questo progetto di riforma il governo intende consentire l'ammissione di un numero illimitato di testimoni, senza alcuna valutazione di opportinità da parte del giudice. Una norma che sembra scritta appositamente per far scadere i termini della prescrizione.
Non solo. Con questa iniziativa il governo prevede che non possano essere utilizzate le sentenze pronunciate in altri processi. Tutto dovrà essere trattato nuovamente. E anche qui i tempi si allungheranno inevitabilmente.
Infine, il governo vuole sganciare il pm dalla polizia giudiziaria. All'attuale rapporto di collaborazione verrà sostituito da "concorrenza e controllo reciproco". Ma chi ha scritto questa frase, è sbottato Spataro. In pratica, il magistrato sarà "controllato" dalla polizia giudiziaria.

QUESTO E' IL PAESE DOVE SE PASSI CON IL ROSSO SEI UNO SFIGATO,SE SEI UN CORROTTO,UN LADRO "lobbysta",UN ASSASSINO SEI UN PERSEGUITATO!!!
LA CASTA FA LE LEGGI PER PROTEGGERE SE STESSA!
DEI CITTADINI SI E' COMPLETAMENTE DIMENTICATA.. COSTORO SERVONO SOLO PER FARE I SACRIFICI E COPRIRE I BUCHI DEI LORO LADROCINI!
"L'uomo è uomo quando non è testardo. Quando capisce che deve fare marcia indietro e la fa. Quando riconosce un errore commesso, se ne assume le responsabilità, paga le conseguenze e chiede scusa. Quando riconosce la superiorità di un altro uomo e glielo dice. Quando amministra e valorizza nella stessa misura tanto il suo coraggio quanto la sua paura." (da "Il Sindaco del Rione Sanità" Eduardo De Filippo)

Un pò di cambiamenti

Curando un altro blog di politica "La sinistra che Vogliamo " insieme ad un gruppo di amici blogger,questo blog è in effetti una "fotocopia" dell'altro.Per tale motivo ho deciso di apportare alcuni cambiamenti soprattutto nei contenuti.
La politica analizzata criticamente,secondo il mio punto di vista, sarà sempre presente ma,accanto ad essa cercherò di discutere anche di altre tematiche che riguarderanno la società e l'individuo,il pensiero speculativo antico e moderno,i problemi del nostro tempo che possono anche travalicare il campo della politica come "fatto" in se.
Spero di essere compresa da chi mi legge
B L O G I N
R I S T R U T T U R A Z I O N E

VASCO ROSSI _BASTA POCO_