“Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali e fui sollevato perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti e io non dissi niente perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me e non c’era rimasto nessuno a protestare”. (Bertolt Brecht)

giovedì 30 luglio 2009

Non c'è limite all'idiozia


Dalla vignetta si può capire che, a tratti, la lega, fa il suo sporco gioco. Accantonato adesso, per un , il dibattito sugli immigrati, ecco che ritorna il rigurgito antimeridionale.
Non c'è limite all'idiozia leghista.
Dopo le agenzie di stampa che avevano dato la notizia sull'ennesima becera e razzista proposta leghista si cerca di tamponare come si può.

Dal Mattino di Napoli

La Lega frena sul test di dialetto per i docenti. Dopo l’alzata di scudi di ieri del deputato Paola Goisis («su questo punto andremo avanti fino alla fine»), il capogruppo del Carroccio alla Camera Roberto Cota butta acqua sul fuoco. Basta con le polemiche, è il suo appello. Le riforme, precisa, le fa il Parlamento e «non devono essere affidate a estemporanee proposte anche se provenienti da presidenti di commissione». Il riferimento di Cota è al presidente della commissione Cultura della Camera Valentina Aprea che ieri, proprio per il contrasto che era sorto nella maggioranza sull’emendamento della Lega che introduceva il test per i docenti, aveva sconvocato il comitato ristretto della commissione imprimendo uno stop all’esame della riforma. La frase di Cota, però, fa andare su tutte le furie l’Aprea che accusa il deputato leghista di voler esautorare in questo modo il Parlamento. Non è vero, dice, che le riforme le deve fare solo il governo. Il governo, intanto, con il ministro della Scuola Mariastella Gelmini, non solo prende le distanze del testo all’esame della commissione («non è un testo del governo»), ma apre all’esigenza della Lega di «legare i docenti al territorio». In più c’è una proposta di legge, presentata tempo fa dal Carroccio sull’insegnamento del dialetto e delle tradizioni nelle scuole, sulla quale, per il ministro, si potrebbe ragionare. Su questi temi, insomma, «non c’è nessuna conflittualità tra Lega e Pdl - precisa la Gelmini - è una polemica distante dalla realtà». Eppure nel Pdl si continua a contestare l’articolo 11 della proposta di legge del Carroccio sulla scuola che la Goisis aveva chiesto che venisse recepita nel testo Aprea. In particolare ci sono due commi che vengono definiti «pericolosi» da alcuni componenti della maggioranza in commissione. Si tratta di due questioni che dovrebbero valutare i Comitati di valutazione regionale per consentire l’iscrizione dei docenti nell’Albo regionale. La prima, è quella secondo la quale il Comitato dovrebbe verificare «l’influenza che il sistema valoriale del docente» e cioè le sue conoscenze linguistiche, culturali e delle tradizioni, potrebbero avere «sull’apprendimento degli studenti, influenzando il loro sviluppo fisico, intellettuale, linguistico, culturale ed emotivo». «Vorrebbero insomma - spiega un esponente del Pdl in commissione - che si valutasse quanto l’essere napoletano di un docente, ad esempio, possa avere ricadute sulla formazione e la preparazione di uno studente veneto. Anche e soprattutto per quanto riguarda la sua conoscenza del dialetto e delle tradizioni locali». La seconda questione che pone la Lega è che il docente dovrebbe essere valutato anche per quanto riguarda la sua capacità di «promuovere l’educazione alla cittadinanza, alla legalità e alla salute, nonchè al rispetto delle proprie radici culturali». «Si tratta di norme - prosegue Valentina Aprea - che non trovano un accordo all’interno del centrodestra ed è per questo che ho sospeso l’esame del testo. In attesa che si raggiunga un’intesa». L’opposizione intanto resta sul piede di guerra. Prova ne sia il capogruppo Pd Anna Finocchiaro. «Ci sono cose che vanno oltre l’ammissibile in un dibattito pubblico politico e serio in un Paese democratico che dovrebbe avere il senso della propria unità».
Emblematico, poi, l’affondo dello scrittore siciliano Andrea Camilleri: «I leghisti imparino l’italiano oppure scrivano le leggi in padano, in veneto o nella lingua locale della provenienza del singolo deputato».


Non è la prima volta che questi rozzi leghisti fanno proposte che , in altri paesi, si sarebbero dovuti dimettere

Nella mente di Bossi era già tutto previsto: «Quando nascerà il nuovo stato padano, le tasse pagate dalla gente del nord rimarranno al nord, e finalmente non avremo più giudici e insegnanti meridionali». Così parlò dal suo castelletto di Ponte di Legno il senatur nell’agosto 1996. Parevano parole di un leader disperato e allo sbando, senza alleanze su cui contare (il patto con il Cavaliere si era frantumato l’anno prima), costretto a cercare visibilità con l’invenzione della fantomatica ”padania” che di lì a poco sarebbe andato a celebrare sulle scarsamente affollate rive del Po. Rilette adesso quelle parole assumono invece le tinte profetiche di un sinistro progetto covato e custodito per anni. «Le tasse del nord al nord» sono ciò che oggi viene nobilitato dalla definizione ”federalismo fiscale”. E per quanto riguarda l’altolà a magistrati e insegnanti «terroni», il tasto è caldissimo. A conferma del fatto che l’odierno Bossi di governo non è diverso dal Bossi barricadero di dodici anni fa. Il Bossi di governo, infatti, è il ministro delle Riforme che nel luglio 2008 - furibondo per la seconda bocciatura del figlio Renzo all’esame di maturità - si esibisce con queste parole: «Gli studenti del nord non si meritano insegnanti del sud. Non possiamo lasciar martoriare i nostri figli da professori che non vengono dal nord». Ed è lo stesso uomo di governo che un mese fa, a Varese, reclama giudici lombardi per la Lombardia «perché se uno va in un’aula di tribunale e parla il dialetto ha il diritto di essere capito». Adesso questa storia del dialetto diventa iniziativa politica. Lanciata e poi ritrattata nello spazio di un giorno, com’è tipico di una furbizia popolare che nel ritirare la mano sa già che il sasso è comunque lanciato, pronto a colpire. Questo è un Bossi doc del 1997, all’indomani di elezioni poco lusinghiere per lui: «Nelle grandi città come Milano e Torino gli immigrati si sono pronunciati contro la libertà del nord e hanno scelto dei pezzi di merda. Il dramma è che il nord si è consegnato a insegnanti meridionali, a magistrati meridionali. La lotta contro di loro sarà frontale». Il primo amore non si scorda mai. E se è vero che a cicli alterni sull’altare del nemico pubblico il Carroccio sacrifica gli islamici, o gli albanesi, o i romeni, è anche vero che nei momenti caldi i leghisti guardano alle origini e il Sud (da Roma in giù) torna ad assumere agli occhi del popolo bossiano le sembianze del male. Basta girovagare un po’ sui blog di simpatie nordiste per trovare ancora oggi cose così: «Culo basso, gambe corte, altezza minuta, pelle scura od olivastra, occhi neri e capelli nerissimi, peloso, dotato di poca voglia di lavorare, propenso al clientelismo, all’assistenzialismo e alle affiliazioni mafiose, scansafatiche, codardo, vigliacco e menzognero con tutti: queste sono le caratteristiche del terrone doc». I dirigenti leghisti non arrivano a tanto. Però, occhieggiano a quel sentimento livoroso, provano a sdoganarlo trasformandolo in una miriade di bizzarre iniziative che riempirebbero un’enciclopedia. Quella, per esempio, del deputato Daniele Apolloni che in parlamento chiese di bocciare il piano di metanizzazione del Mezzogiorno «al Sud non fa freddo: cosa se ne fanno i meridionali del metano?». Gli inutili cartelli stradali bilingue (italiano e dialetto) che accolgono i visitatori nei paesi delle valli bergamasche e bresciane furono a metà degli anni ’90 una chiamata alle armi in senso anti-italiano. Mario Borghezio, tra le sue innumerevoli trovate, auspicò nello stesso periodo la nascita di una Chiesa del Nord che permettesse ai padani di «non frequentare la Chiesa di Roma». Nel 2001 a Trento il gruppo leghista in Provincia fece fuoco e fiamme per opporsi all’assunzione di un usciere «perché siciliano». E chi più ne ha più ne metta, fino ad arrivare all’ex ministro Castelli che, dieci giorni fa, se l’è presa con gli attori italiani che «interpretano qualsiasi ruolo con accento romanesco». Iniziative e parole destinate a naufragare nel nulla. Ma il loro vero scopo è un altro: allargare il solco che, nella mente dei padani, divide ”noi” da ”loro”.

Questi quaquaraquà, come definiva Leonardo Sciascia gli uomini al livello più basso della scala sociale non sono degni di stare al governo di un Paese.
Il meridione, il popolo meridionale dovrebbe capire che votando Berlusconi hanno mandato questi cafoni razzisti a decidere le sorti di un Paese.
Emblematico è questo brano di Pino Daniele " O scarrafone" Ascoltatelo con attenzione!

11 commenti:

Gianna ha detto...

Miryam come si sottovalutava Bossi...

vanda ha detto...

Non riesco a dire niente hai detto tutto, Bossi sarà contento dopo vari tentativi suo figlioce la fatta è riuscito ad essere Maturoooooooo (come un frutto )Hahaha gli servirà molto per seguire le orme del padre!!!!!!!!!!!
baci Vanda

Cecco Angiolieri ha detto...

Ciao Miryam!!! poco ma ci sono!!!!
.....sai cosa? chi disprezza compra ....ma quanti leghisti vigliacchi,ignoranti,vanno in vacanza nel profondo sud e senza dirlo s'innamorano dei posti,del cibo e,soprattutto delle gente!!!!!Non capiscono che siamo Italiani ma ancora di piu' siamo cittadini Europei e quindi Mondiali!!!

Chiara ha detto...

Concordo pienamente Miryam.
Avete messo anche un bel post denunciando un articolo apparso sul Giornale nel vostro blog la sinistra che vogliamo.
Secondo me non è stato fatto per la scuola questa proposta oscena.
C'è dietro una cultura della divisione, una falsa cultura dell'apparteneza, direi una politica della provocazione.
Come ho letto sul blog di Logos è un problema europeo, non solo italiano, la stessa cosa avviene in Olanda e Austria.
Ma in più ci vedo qui ignoranza, disprezzo, sottocultura di stampo pseudonordico. E ripeto,pseudo.

Mary ha detto...

D'accordo con tutti voi.
Non c'è limite alla decenza.
Ora ho davvero poco tempo, ho da fare, oggi pomeriggio vi posterò un emblema di leghismo, una esperienza diretta, tragico-comica,che vi farà capire davvero che questi "schifosi" bisogna ISOLARLI!
Un bacio!

Damiano Aliprandi ha detto...

Si sono degli schifosi, queste camice verdi sono da isolare!

Passo per salutarti Myriam e ringraziarti del tuo aiuto!

Ci rivediamo a Settembre, sarà un altro anno denso di battaglie, e so che conteremo sul tuo fondamentale sostegno.

Francy274 ha detto...

Ciao Myriam,
bella la vignetta che hai postato :))
I leghisti dalla loro terra hanno ereditato i geni della pianura, che ha modellato i loro cervelli esageratamente piatti, tanto da non aver capito che il loro Bossi ha sposato una siliciana e che i figli sono mezzi-terroni....Renzo Bossi è stato bocciato per tre volte :DDD
Tutto suo padre quel ragazzo!!!
Non sanno nemmeno che l'amico più caro del loro senatur...è il senatur D'Alì siculo di Sicilia :)
Informiamoli, tanta ignoranza è imperdonabile per chi predica il purismo di razza!!

Mary ha detto...

@ inka

Buone vacanze Inka!
Certo , ci sarà molto da fare.
Contate su di me.

Un abbraccio!

Mary ha detto...

@ Francy
Cara Francy, stanno " nguaiati"
Sono dei buzzurri, io se il nord fosse abitato da solo da gente simile, auspicherei davvero la secessione.
Mi vergogno che anche loro siano italiani.
Leggi il post che ho pubblicato oggi... come questo ce ne sono tanti.


Ciao!

Anonimo ha detto...

La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu

Anonimo ha detto...

Perche non:)

"L'uomo è uomo quando non è testardo. Quando capisce che deve fare marcia indietro e la fa. Quando riconosce un errore commesso, se ne assume le responsabilità, paga le conseguenze e chiede scusa. Quando riconosce la superiorità di un altro uomo e glielo dice. Quando amministra e valorizza nella stessa misura tanto il suo coraggio quanto la sua paura." (da "Il Sindaco del Rione Sanità" Eduardo De Filippo)

Un pò di cambiamenti

Curando un altro blog di politica "La sinistra che Vogliamo " insieme ad un gruppo di amici blogger,questo blog è in effetti una "fotocopia" dell'altro.Per tale motivo ho deciso di apportare alcuni cambiamenti soprattutto nei contenuti.
La politica analizzata criticamente,secondo il mio punto di vista, sarà sempre presente ma,accanto ad essa cercherò di discutere anche di altre tematiche che riguarderanno la società e l'individuo,il pensiero speculativo antico e moderno,i problemi del nostro tempo che possono anche travalicare il campo della politica come "fatto" in se.
Spero di essere compresa da chi mi legge
B L O G I N
R I S T R U T T U R A Z I O N E

VASCO ROSSI _BASTA POCO_